ANNARITA PLACELLA
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a eminenti teologi che gli fornivano precisi ragguagli su come la Con-
gregazione dell’Indice si ponesse su alcune questioni teologiche, fanno
pensare che fosse davvero difficile che Gravina nei suoi scritti, com-
presa l’
Andromeda
, esprimesse teorie contrarie al Cattolicesimo. Es-
sendo Gravina stato, nel periodo 1690-1712, ben addentro le questioni
teologiche trattate nella Curia e in particolare nella Congregazione del-
l’Indice, sarebbe senz’altro stato lontano da ogni forma di prudenza,
da parte sua, scrivere, proprio nel 1712, un’opera che confutasse le
dottrine teologiche o l’operato di quelle gerarchie ecclesiastiche con le
quali egli aveva collaborato in qualità di inviato di Pignatelli. Lo stesso
Gravina era ben visto da alti esponenti della Curia (alcuni dei quali,
come si è visto, lo mettevano a parte delle riunioni segrete della Con-
gregazione), soprattutto da Clemente XI, divenuto papa nel 1700
.
Si
può quindi ipotizzare che chiunque abbia denunziato Gravina lo abbia
fatto confidando negli odi di cui comunque questi era oggetto all’inter-
no della Curia, come dimostrano anche le relazioni di entrambi i con-
sultori. Tuttavia, per dovere di obiettività, Bertolotti, nonostante il li-
vore dimostrato nei confronti di Gravina, aveva dovuto nel suo parere
proporre che le
Tragedie
venissero scagionate da qualsiasi accusa, di-
stinguendo esplicitamente la piena ortodossia delle
Tragedie
dalla per-
sona di Gravina. Lo stesso Bertolotti aveva messo in evidenza come
l’autore, nel
Prologo
, elogiasse il Papa, cosa che provava che egli non
poteva rivolgere una critica velata alla sua persona nei versi dell’
Andro-
meda
additati da Bonucci. E questo, dice sempre Bertolotti, non per-
ché Gravina nel profondo del suo animo fosse davvero devoto al papa
(Bertolotti infatti accusa Gravina di ateismo), ma solo perché nelle sue
opere non aveva alcuna intenzione di manifestare una posizione con-
traria all’ortodossia. E questo discorso può valere anche per le accuse
di molinismo da parte di Sergardi: essendo Gravina ben consapevole
della loro lontananza dall’ortodossia, è difficile pensare che egli potes-
se rimanere ingenuamente affascinato dalle dottrine quietiste di cui lo
aveva accusato Sergardi
77
. Sembra analogamente impossibile che Gra-
vina abbia espresso nelle sue opere idee contrarie alla religione, lui che
voto del migliore teologo, ove si soddisferà ogni curiosità […], supplicandoLa a non
confidarla ad altro occhio che al Suo, sin tanto che queste cose saranno divulgate».
77
Pignatelli aveva chiesto a Gravina di svolgere un’indagine sul quietismo, come
dimostra il passo della missiva datata
«13 maggio 1699», in
Curia romana
, p. 24, citato
nella nota precedente.