CRITICA DELL’ANALOGIA: CAVOLINI E BONNET
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modo, le accuse
oltramontane
, un’altra lettera, di Felice Fontana, che
scriveva a Cavolini per elogiarlo proprio del contrario:
Ho ammirato la sua sobrietà nel tenersi in guardia contro i seducenti ar-
gomenti di analogia, che seducono i più grandi osservatori, e contro quelle
conseguenze, che non sono dirette, necessarie, luminose, ma piuttosto figlie di
ipotesi adottate, e favorite
16
.
Era in altre parole soprattutto il problema della generazione, come
sembrerebbe indicare la lettera di Bonnet, che aveva sedotto Cavolini,
pur così cauto nelle osservazioni. E ancora alla generazione faceva rife-
rimento Spallanzani, il 14 maggio del 1790, esattamente un anno dopo
la lettera di Fontana, quando scriveva a Cavolini che degli organi, da
questi ravvisati nella Seppia come atti alla riproduzione, «se ne potrebbe
dubitare, per la gran differenza tra gli organi maschili degli altri animali
già cogniti, e quelli della Seppia, che inferiamo appartenere alla genera-
zione più per congetture, e per analogia, che per evidenza di fatto».
4. Alla luce delle esplicite accuse che Cavolini aveva mosso a Bon-
net, e alla schiera dei ‘metafisici’ da lui rappresentata, e di quanto gli
era restituito per via epistolare proprio dallo scienziato di Ginevra e da
Spallanzani, si comprende come il problema metodologico fosse quello
più sentito, anche perché per lo più accompagnato alla consapevolezza
dei risultati raggiunti. A segno di quanto un metodo realmente efficace
fosse avvertito ancora un fine, quanto mai sentito e necessario, più che
una conquista definitivamente attuata.
Di là dalla questione metodologica, l’importanza degli studi cavoli-
niani sembrava in ogni caso imporsi
17
, in Germania, ad esempio, dove si
sentiva l’esigenza di tradurne i risultati, soprattutto dei suoi studi sui pe-
sci e granchi, ma anche delle sue memorie sui polipi. Sempre guardando
all’epistolario cavoliniano, nel novembre del 1791, Zimmermann, che
avrebbe l’anno successivo tradotto, per l’edizione berlinese, lo scritto sui
pesci, testimoniava di considerarne i lavori «un trésor de nouvelles et
16
Lettera del 14 giugno 1789,
ivi
, p. 84.
17
V. S. S
ERRAPICA
,
«Un trésor de nouvelles et importantes découvertes». Traduzioni
e edizioni di testi medico-naturalistici napoletani nel secondo Settecento
, in «Giornale
critico della filosofia italiana» LXXXVI (2005) 3, pp. 495-506; ma anche A. B
ORRELLI
,
Editoria scientifica e professione medica nel secondo Settecento
, in
Editoria e cultura a
Napoli nel XVIII secolo
, a cura di A. M. Rao, Napoli, 1998, pp. 737-761.
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