ORESTE TRABUCCO
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manderò a Roma per prima occasione ed ella mi favorirà dire a chi colà si ab-
bia da consegnare l’involto, acciocché l’abbia speditamente.
Io non conosco cotesto M. Cesare, marescalco di S.M., che mi dice essere
riminese; egli sarà facilmente M. Carlo Mazzesi, bolognese, che è stato un
pezzo a Rimino e che si può chiamar riminese, perché qui piantò casa e prese
moglie, la quale poi morì. Ma io non ho data incombenza né a lui né ad altri
di venire a chiedere a V.S. Ill.
a
in mio nome due copie del suo libro dell’anti-
lisso. Ella s’assicuri pure di questo e il dica da mia parte a questo tale che è
venuto da lei senza mio ordine. Io ho domandato qui ad un corrispondente di
M. Carlo Mazzesi se aspettava alcuna cosa da lui, ed egli m’ha detto di no, la-
onde potrebbe V.S. Ill.
a
favorire di farsi dare indietro quell’involtino che avea
destinato per me con quell’operetta del Lanzani, e mandarlo a Roma a Mon-
sig.
r
Laurenti, il quale già m’ha scritto che, se gli fosse capitato, me l’avrebbe
spedito.
Intesi dall’altra sua gentilissima lettera che avesse avuto piacere di cono-
scere il Sig.
r
dottor Bohasch, ed ora sento che l’abbia favorito di condurre a
cotesta Real Villa di Capo di Monte, onde io distintamente la ringrazio per
tutti i favori che gli compartisce. Sento come sarà favorito anche da madama
Percetti, moglie del primo cirusico di S.M. nell’altra Villa di Portici, che fa-
cilmente egli avrà tal favore ricevuto per mezzo di V.S. Ill.
a
, onde gliene dovrà
professare molte grazie. Avrò poi piacere che mi favorisca scrivere quando
egli sarà partito per Firenze e che acquisti costì abbia fatti in materia di bota-
nica e di storia naturale, e quali amicizie abbia contratte con cotesti professori
o dilettanti di queste cose.
E per fine, con piena stima reverendola, mi do l’onore di rassegnarmi.
Rimino, 11 settembre 1757
[Alessandro Catani a Bernardo Tanucci]
Eccellenza,
D. Alessandro Catani, cirusico della Casa Reale e Famiglia, ha l’onore di ri-
cordare a V.E. che, chiamato in Roma nel 1759 ed in Palermo nel 1764, non-
ché nel 1773 in Ferrara con onestissime condizioni, ha rinunziato, per non
mancare al dovere de’ giuramenti prestati in mano alli SS. ri Maggiordomi
Maggiori di S.M., e per la speranza ch’il sovrano, al cui servigio si sacrifica,
nol faccia defraudare dell’ascenso che gli corrisponde.
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