MEDICINA, ERUDIZIONE, VITA CIVILE
133
Apollo tu, chi di mirar convenne
Quasi tua cetra medica obliata,
E che con suo splendor Bianchi sostenne;
Perché crudel, perché alla sgraziata
Il deste in preda, onde di nuovo privo
Sei di bellezza tua tanto pregiata?
E tu, Mercurio, giaché d’ogni divo
Il mezzano sei stato, e pur sarai,
Perché di ugual a te ci hai fatto privo?
E tu, Venere, ancor, giaché lo sai.
Se ammantellò tuoi disonesti amori,
Come el lasciaste? per a noi dar guai?
Morte, io ti perdono, perché i cuori
Come legar non sai, a sdegno avevi
Che il Bianchi risanasse i tuoi furori.
Ma tu, Saturno, ch’ad un Nume dicevi
Costui per sangue, ed immortal vogl’io,
E più cosa, infiammato predicevi.
E fra l’altro: il superbo figlio mio,
Se nuovamente vuol portarmi guerra,
E tagliarmi il canale d’onde uscio,
Chi mai sarà che la ferita
Colla mano maestra, amica e dolce,
Se non quel Bianchi, ch’il malor disterra,
E ad ogn’egro o dà vita, o il malor molce?
Se dicesti così, Nume tiranno,
Come hai permesso ch’il camin suo torce,
A voglia delle Parche, e te in affanno
Hai voluto col resto della gente,
In guerra forse a te d’ultimo danno?
È ver che suoli tu, e di repente,
In fortuna maggior anche a’ tuoi cari
Mandar de’ precipizi, ed a torrente,
Ma i detti d’un Nume mai furon avari,
Tua vita a dispetto di Parca promettesti,
I fatti poi come mai fur dispari?
Parla tu, Giove: sai pur, lo contesti
Per sua bocca la Fama, se ’l mio Bianchi
Per tua sublime idea il presciegliesti?
1...,123,124,125,126,127,128,129,130,131,132 134,135,136,137,138,139,140,141,142,143,...236