MARIA TOSCANO
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Se si immagina l’insieme di materiali così diversi disposti in bel-
l’ordine, è evidente che, forse persino a dispetto del collezionista, il
contenuto della scatola decima richiamava il gusto per il curioso delle
Wunderkammern
. Filomarino tuttavia in nota precisa:
È da osservarsi che, avendo la lava del 1794 ricoperta, come si è detto di
sopra, una parte della popolata città della Torre del Greco, gli scavi fatti dipoi
per gettare i fondamenti della rinascente città hanno messo al giorno molti
fenomeni osservati per la prima volta dal citato Signor Thomson. In questa
scatola avvene un breve saggio. Chi amasse di esserne più diffusamente in-
formato, potrà riscontrare a pag. 28 e seg. una ben intesa operetta pubblicata
dal dotto ed esatto osservatore signor Thomson col titolo
Breve notizia di un
viaggiatore sulle incrostazioni Silicee termali d’Italia, e specialmente di quelle
dei campi Flegrei nel regno di Napoli
27
.
Le ragioni scientifiche addotte dal duca per giustificare la presenza
di tali reperti del tutto particolari, non sono tuttavia insufficienti a fu-
gare del tutto il dubbio che con tali curiosità il duca non avesse tentato
di offrire anche, per così dire, un
coupe de théâtre
ai dotti visitatori del
suo
Gabinetto Vesuviano.
L’ultima parte dell’opera di Ascanio Filomarino, nella sua seconda
edizione, è riservata alla
Biblioteca Vesuviana
: una vasta raccolta, ricca
di testi antichi e moderni (alcuni dei quali oggi molto rari o non più
reperibili) dedicati al Vesuvio ed alle sue eruzioni, il catalogo della
quale è ancora alla base delle moderne bibliografie vesuviane. La com-
posizione della biblioteca svela ulteriori particolari del
modus
operandi
del duca. Egli, infatti, per i sismi più antichi tendeva a raccogliere tutte
le fonti disponibili al fine di ottenere il maggior numero di informazio-
ni; nel caso delle eruzioni più recenti, invece, selezionava solo i testi e
27
Ivi, p. 79, nota. Anche James Thomson possedeva una collezione mineralogica.
Egli aveva raccolto le pietre vesuviane e comunque vulcaniche allo scopo di classificar-
le. Nella sua ricca collezione di minerali non mancavano gli oggetti modificati dalla
lava del Vesuvio. La testimonianza di Breislak, che descrive in parte la raccolta dello
scozzese, conferma che i due studiosi dovettero dividersi i reperti; essi infatti, anche se
dello stesso genere, non coincidono, e anzi quelli appartenuti a Thomson sono gene-
ralmente ancora più curiosi; di particolare rilievo in questo senso è la presenza di un
intero candelabro in metallo, deformato: S. B
REISLAK
,
Voyages phisiques et lithologi-
ques dans la Campanie, suivis d’un mémoire sur la constitution physique de Rome, avec
la carte génerale de la Campanie d’apres Zannoni; celle des cratères étaients entre Naples
et Cume; celle du Vésuve, du plan physique de Rome, etc. Traduits du manuscrit italien
et accompagnés des notes par le général Pommereuil
, Paris, Dentu, 1801, p. 141.
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