ROSSELLA DE CEGLIE
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e Sangiovanni nel sud della penisola, o i detrattori, come Ranzani e
Parlatore
21
. Generalmente i naturalisti italiani non si occupavano del
problema concentrandosi su lavori di carattere descrittivo.
Quando, con decreto di Ferdinando II nel 1836 venne affidata a
Costa la cattedra di zoologia a Napoli
22
, egli aveva già cinquant’anni,
godeva di una certa fama in campo zoologico ed era fiorente il suo in-
segnamento privato, che porterà poi alla istituzionalizzazione dell’Ac-
cademia degli Aspiranti Naturalisti
23
.
zione tra i fenomeni della variabilità degli esseri con il racconto biblico. Su Bonelli si
veda: L. C
AMERANO
,
Contributo alla storia delle teorie lamarckiane in Italia. Il corso di
zoologia di Franco Andrea Bonelli
, in «Accademia delle scienze di Torino», 1902 e, del-
lo stesso autore,
Franco Andrea Bonelli e i suoi concetti evoluzionistici (1812-1830)
, To-
rino, 1910 (estr. da «Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino» LX, 1909-
1910); B. B
ACCETTI
-P. O
MODEO
,
Bonelli Franco Andrea
, in
Dizionario Biografico degli
Italiani
,
vol. XI, Roma, 1969, pp. 754-756.
21
L’abate Camillo Ranzani (1775-1841), professore di mineralogia e zoologia nella
Pontificia Università di Bologna, si formò con Cuvier a Parigi e scrisse gli
Elementi di
zoologia
(Bologna, Nobili, 1819-1826). Come Cuvier, guardò con preoccupazione gli
orientamenti materialistici e attaccò duramente Lamarck ed i suoi seguaci. Su Ranzani
vedi G. M
ONTALENTI
,
Ranzani
, in
Enciclopedia Italiana
, Roma, 1949, vol. XXVIII, p.
830; P
ANCALDI
,
op.
cit.
, pp. 98-100. Filippo Parlatore (1816-1877), nato a Palermo,
insegnò botanica al Museo fiorentino di fisica e storia naturale e studiò la flora di gran
parte della Sicilia. Decisamente ostile a Lamarck, si fece sostenitore della fissità delle
specie (
Lezioni di botanica comparata
, Firenze, Società tipografica, 1843;
Come possa
considerarsi la botanica nello stato attuale delle scienze naturali
, Firenze, Piatti, 1842).
Su Parlatore si veda M. A
LIPPI
C
APPELLETTI
,
La biologia italiana dell’Ottocento
, in
La
storia delle scienze
, Busto Arsizio, 1989, pp. 499-500.
22
Decreto del 26 settembre 1836, ASNMP, fasc. 708. Diversamente da Bonelli, nel
caso di Costa non ci rimangono appunti di lezioni, né Costa, come del resto i naturali-
sti italiani di questo periodo, scrisse opere di carattere più generale e ‘filosofico’ sul
problema delle specie. Consultando il Kalendarium Regii Archigymnasii Neapolitani,
possiamo conoscere solo il tipo di argomenti svolti in alcuni anni accademici, tra cui,
oltre al corso sui «fondamenti della zoologia» e sul «cammino seguito dalla natura»,
ritroviamo un corso di
zoologia filosofica
svolto nell’anno accademico 1845-1846, che
sembra riecheggiare la celebre opera di Lamarck. Gli ultimi due anni di insegnamento
universitario lo portarono poi ad approfondire lo stato generale della zoologia per quel
che riguardava le specie che stavano mostrando – come si legge – delle forme straordi-
narie, e sugli incrementi e ricchezze di informazioni che questa scienza stava ricevendo
dai sempre più numerosi viaggi di esplorazione e sulle possibilità di ulteriore miglio-
ramento delle conoscenze.
23
Costa aveva sempre avuto un gruppo di studenti che riuniva in casa, dove met-
teva loro a disposizione i materiali e gli strumenti che formavano il suo personale mu-
seo. Fino a che riuscì a realizzare un progetto per il quale non risparmiò denaro ed
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