ROSSELLA DE CEGLIE
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presentavano caratteristiche peculiari rispetto alle stesse specie della
Calabria.
Le osservazioni compiute condussero dunque Costa a ritenere pos-
sibile non solo la formazione di varietà all’interno di una stessa specie,
ma (prendendo così le distanze, tra l’altro, da Ranzani), alcune varia-
zioni potessero portare alla nascita di vere e proprie specie nuove, al-
lontanatesi sempre più dal tipo originario. Distinse così tra due tipi di
variazioni: 1)
variazioni
esterne’
, dovute alle condizioni ambientali,
che producevano differenze di lieve entità, come il colore o la gran-
dezza, e quindi portavano alla formazione di varietà di una stessa spe-
cie; 2)
variazioni
esterne ed interne’
più profonde nell’organismo, tali
da condurre alla formazione di una specie nuova e all’allontanamento
dal tipo primitivo, tramite la trasmissione ereditaria.
Spero non sia per essere tacciato come minuzioso nella determinazione delle
specie. È lo stato attuale della scienza che, facendo uso di un’analisi accurata,
vuol che sia posta a calcolo qualunque modificazione di parti che negli esseri
organici ravvisa. Io convengo che il più delle volte tali modificazioni sono dovu-
te a cagioni puramente locali, o climatiche, e che in conseguenza servir dovreb-
bero ad indicare una varietà di un tipo solo e costante; ma sono in pari tempo
convinto,
che quando le alterazioni dell’organismo sono permanenti
,
o
, ciocché
val lo stesso,
si trasfondono di generazione in generazione, gli individui che ne
sono dotati tener debbono luogo di specie distinte: ed è pur difficil cosa riconoscer
la forma del tipo primitivo in mezzo alle varietà che ne dipendono
35
.
punti, poi pubblicati da Camerano (si veda nota 20). Bonelli ritenne ‘cosa ridicola e pue-
rile’ pensare che l’Ente supremo potesse aver creato una per una tutte le infinite varia-
zioni all’interno di ogni specie di insetti. Così come Costa, avvertì in particolare il pro-
blema dei rapporti tra specie e varietà e mise in guardia gli zoologi dal definire una spe-
cie come nuova e distinta da un’altra basandosi su ‘minute differenze di proporzione in
alcuna parte loro, in leggere differenze di colore, soventi di tinta soltanto, e anche di
macchie diverse di forma, di posizione, o di grandezza rispettiva, ecc.’. Si fece portavoce
di una graduazione e concatenazione in tutta la natura, e si soffermò sulle differenze fra
specie domestiche e naturali. Infine, auspicò che l’avanzamento delle ricerche potesse
stabilire un giorno la convenzionalità delle suddivisioni: ‘in natura non si troveranno real-
mente esistenti né le classi, né gli ordini, né i generi, nemmeno le specie e le razze, ma
unicamente
gl’individui
’; da qui l’incertezza nello stabilire limiti precisi tra gli esseri.
Considerò le varietà come specie in via di formazione. Sottolineò l’influenza delle condi-
zioni ambientali, l’esistenza di gruppi geografici ed il ruolo dei fossili quali testimonianze
dell’avvenuta distruzione di alcune specie o della loro modificabilità.
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O. G. C
OSTA
,
Descrizione di dodici specie nuove dell’ordine de’ ditteri ed illustra-
zione di altre quattordici meno ovvie
, raccolte nella state del 1834, letta nell’adunanza
1...,152,153,154,155,156,157,158,159,160,161 163,164,165,166,167,168,169,170,171,172,...236