‘RECUEIL DES PENSÉES’
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talmente particolare che «lo dipartono da’ generi finora conosciuti non
solo, ma eziandio dagli ordini naturali»
50
. Infatti, da un lato si poteva
riscontrare la presenza di una «spina vertebrale» (l’attuale ‘corda’ dei
cefalocordati), che lo accomunava ai vertebrati; le pinne, per quanto
semplici, così come la struttura del corpo e del sistema muscolare e le
branchie, lo riconducevano invece alla classe dei pesci, differendo tutta-
via da questi per la mancanza di occhi, naso e centro cervicale ricono-
scibili. Infatti, tra i pesci, dice «non v’ha esempio di analogo vivente»
51
.
Questa originale e particolare struttura lo portava a concludere che
il Branchiostoma da un lato «passa ad occupare un anello infimo della
catena, dall’altro rimonta poi a’ superiori o principali»
52
.
La mancanza degli occhi in un pesce non sembrava rappresentare
un problema: era un caso, così come la talpa nei mammiferi, che rien-
trava nell’«economia della natura». Infatti, argomentava Costa,
La natura degradando scende dalle classi superiori alle inferiori; e paraliz-
za fino a distruggere or questo or quell’organo. Non mancano ne’ vertebrati
di tutte le classi, specie che prive siano di vista. I mammiferi ci porgono la tal-
pa; che sebbene non manchi di tali organi, essi sono però disadatti alla funzio-
ne cui sono destinati; e ciò perché l’animale non ne abbisogna, o perché non
avendone mai fatto uso si sono eclissati. I rettili ci porgono la Cecilia, i cui oc-
chi da’ comuni tegumenti ricoperti sono inutili all’animale. Non mancava
l’esempio ne’ pesci, siccome manca un simile documento di degradazione ne-
gli uccelli, tra i quali forse sarà discoperto!
53
.
Immediatamente dopo l’identificazione fatta da Costa a Posillipo,
questo animale cominciò a suscitare un forte interesse nella comunità
scientifica e venne osservato in altre parti d’Europa da diversi naturali-
sti. Costa azzardò l’ipotesi che, se fosse mancata la descrizione anterio-
50
I
D
.,
Fauna del Regno di Napoli
, cit., fasc.
Pesci
, 1838, 3, p. 5.
51
Ibid.
52
Ivi, p. 6.
53
Ivi, pp. 6-7. L’argomento richiama l’analogo sviluppato da Lamarck sugli effetti
dell’uso e del disuso nelle modificazioni degli organi, con l’esempio degli occhi della
talpa (
Prolusione al corso dell’anno X, Introduzione alla storia naturale degli invertebra-
ti
, in
Filosofia zoologica
, cit.): nonostante gli occhi facessero parte integrante del piano
organizzativo dei mammiferi, essi si erano rimpiccioliti tanto da esser poco visibili, da-
to che per le sue abitudini erano stati poco utilizzati. Anche lo spalace (spalacidi-
roditori), che vive sottoterra, aveva perso completamente l’uso della vista ed i suoi oc-
chi rudimentali erano nascosti dalla pelle.
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