UNIVERSALISMO ETICO E DIFFERENZA
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istituzioni giuridiche. Ma una tale visione resterebbe a lungo andare
priva di ogni valore sul piano dei processi conoscitivi come su quello
dei contenuti etico-pratici dell’esperienza del mondo umano, se non
fosse guidata dal rapporto tra il principio metafisico dell’ordine logico
e naturale delle cose e le differenze che si determinano e si manifesta-
no nel corso storico. D’altro canto, proprio l’evidente spazio di auto-
nomia dell’ordine metafisico-ontologico e dell’ordine empirico-storico
fa sì che possa diventare quanto meno problematica, nella prospettiva
vichiana, l’idea di una necessaria deduzione dell’agire dell’uomo dal
disegno della provvidenza. I contenuti particolari dell’agire umano so-
no, da questo punto di vista, non solo determinati e
differenti
, ma an-
che atti autonomi che storicamente concorrono alla formazione delle
nazioni civili e delle comunità. Proprio perché particolari e differenti
sono i contenuti della materia storica dell’umanità, essi sono anche as-
solutamente liberi e, proprio perché liberi, essi possono costituire il
fondamento delle comunità. Scrive Vico:
Le materie apparecchiate furono propie religioni, propie lingue, propie
terre, propie nozze, propi nomi (ovvero genti o sieno case), propie armi, e
quindi propi imperi, propi maestrati e per ultimo propie leggi; e, perché
propi, perciò dello ‘n tutto liberi, e, perché dello ‘n tutto liberi, perciò costitu-
tivi di vere repubbliche
22
.
Dall’ordine stesso dell’universo – metafisico o teologico poco im-
porta, almeno nella mia lettura di Vico – discende la regola, tutta umana
e mondana, della «sapienza volgare»
23
, cioè quella che dà vita al «senso
comune», che è ritrovabile in ogni popolo e che è alla base della «nostra
vita socievole in tutte le nostre umane azioni»
24
. Ancora più consapevol-
mente da un punto di vista teorico – tanto da costituire il vero e centrale
argomento della critica al razionalismo cartesiano – Vico scriverà che il
senso comune è «un giudizio senz’alcuna riflessione»
25
(senza che ciò
22
Ivi, pp. 729-730.
23
I
D
.,
Scienza nuova
(1725), in
Opere
, cit., vol. II, pp. 1008 sgg.
24
Ivi, p. 1009.
25
Sn44
, p. 498. La famosa definizione che si legge nella Degnità XII («Il senso co-
mune è un giudizio senza alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine,
da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il gener’umano») chiarisce l’inten-
to di Vico, che è quello di spiegare come possano ritrovarsi in popoli lontani e culture
diverse i medesimi istinti di socializzazione (la religione, i matrimoni, le sepolture), co-
me possa, cioè, diventare comune il bisogno della legge e dell’organizzazione politica.
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