RECENSIONI
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il nuovo vento che spira in territorio francese da quando cominciano a circo-
lare numerose le traduzioni delle opere vichiane, la cui carenza era stata fon-
damentalmente la ragione principale della scarsa conoscenza dell’opera vi-
chiana nella terra di Michelet.
Una lunga presentazione (pp. 13-83) del curatore precede i testi, e si offre al
lettore con un titolo accattivante,
L’antique sagesse de l’Italie contre la modernité?
,
dove il discrimine tra antichità e modernità è in massima parte giocato sul diretto
confronto tra Vico e Descartes, all’interno del quale il concetto di ‘medicina’ assu-
me un tono di rilievo significativo. Il giudizio di Vico sulla medicina moderna,
quella cartesiana, è aspro e scettico verso una classe di filosofi che hanno inteso
fondare una medicina d’ispirazione meccanicistica, una biomeccanica che nulla
deve all’osservazione empirica. Una medicina, quella proposta di contro dalle pa-
gine vichiane, che ha il compito di essere prima di tutto una scienza pratica, una
disciplina ‘clinica’ che osserva i movimenti oscillatori delle febbri come movimenti
di corsi e ricorsi delle alternanze storiche, che propone attenzione particolare verso
il manifestarsi dei sintomi, descrittivi del rapporto fra il singolo e il suo contesto.
«Comme la pensée, comme le corps, la maladie n’est pas isolable du malate – ni
même […] d’un plus large ensemble: le contexte social» (p. 68). Per continuare, in
quest’utilizzo metaforico del rimedio medico, con il recupero di Machiavelli e la
convinzione che «la
maladie d’un cité
consiste dans la funeste séparation, dans la
discrimination entre les group sociaux» (p. 78). Disequilibrio, disordine e disgre-
gazione delle parti riecheggiano nella tradizione corpuscolaristica e atomistica della
tradizione cui fa capo il mito dell’antichissima sapienza italica.
Per molti dei termini vichiani la traduzione viene opportunamente affiancata
dal vocabolo originale tra parentesi, per giustificarne anche le differenti tradu-
zioni in diversi contesti: si prenda per esempio «guisa», perlopiù reso con «ma-
nière d’être», ma anche «manière d’être formé», «modalité», o semplicemente
«manière»; così, «effort» traduce perlopiù sia
conatus
che «sforzo», in maniera
coerente con il contesto teorico. Più complessa e articolata la resa in francese con
il termine
pensée
per indicare spesso indifferentemente «pensiero», «cogitazio-
ne», in un caso anche «animo» (laddove, nella parte seconda della prima
Rispo-
sta
, Vico ragiona della «sede dell’animo», ediz. Nicolini p. 212, che qui diventa
pensée
in una traduzione che si potrebbe forse discutere, dal momento che que-
sto è proprio il brano nel quale l’autore precisa la sua distinzione tra
animus
e
anima
). Attento e minuzioso l’apparato di note, concentrato soprattutto sull’in-
terpretazione anticartesiana di Vico, che ci pare possa offrire un contributo im-
portante alla riscoperta di questo nostro autore nella cultura francese.
M
ANUELA
S
ANNA
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