RECENSIONI
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D
ANIELE
P
ICCINI
,
Dalla Scienza nuova all’ermeneutica. Il ruolo di Giambat-
tista Vico nella teoria dell’interpretazione di Emilio Betti
, Napoli, Istituto Ita-
liano per gli Studi Filosofici, 2007, pp. 308.
Il libro di Daniele Piccini – che è la pubblicazione di una dissertazione di
dottorato opportunamente corretta, migliorata e arricchita – costituisce, se-
condo quanto emerge dall’
Introduzione
(pp. 13-32), una ricostruzione del
modellarsi del pensiero ermeneutico di Emilio Betti «attraverso la lente del
suo rapporto con Vico» (p. 21). Piccini, infatti, «si propone di selezionare
[…] i momenti ‘vichiani’» (
ibid
.) della teoria dell’interpretazione del giurista
di Camerino, dai primi studi riguardanti la storia del diritto e la questione del
metodo (
Diritto romano e dogmatica odierna
,
Educazione giuridica odierna e
ricostruzione del diritto romano
,
Le categorie civilistiche dell’interpretazione
) ai
contributi della matura teoria generale ermeneutica (
Teoria generale della in-
terpretazione
,
I principi di Scienza nuova di G.B. Vico e la teoria della interpre-
tazione storica
), forgiata avendo come modello la
Scienza nuova
di Vico intesa
come
hermeneutica historiae
. Nel corso della perlustrazione dell’itinerario er-
meneutico di Betti l’A. intreccia i continui riferimenti a Vico con dei costanti
rimandi a Benedetto Croce. Dalla «giovanile simpatia per lo storicismo asso-
luto di Croce» (p. 16), infatti, Betti è passato gradualmente a una posizione di
critica nei suoi confronti che si è venuta sempre più accentuando quanto più
l’illustre giurista andava aumentando il suo interesse per la
Scienza nuova
. In
questo senso, secondo Piccini, il pensiero di Vico rappresenta per Betti non
solo un «riferimento privilegiato per l’edificazione delle condizioni di possibi-
lità della propria teoria dell’interpretazione», ma anche «il luogo teoretico
all’interno del quale il giurista scopre e sperimenta progressivamente il pro-
prio radicale anticrocianesimo» (
ibid
.). Sempre nell’
Introduzione
,
l’A. avverte
che la «riproposizione della […] lettura bettiana del pensiero di Vico non
vuole essere una mera ricognizione storiografica, ma una proposta teoretica
che consentirebbe di tesaurizzare alcune non disprezzabili acquisizioni, sia sul
versante della critica vichiana, sia su quello della
Wirkungsgeschichte
dell’er-
meneutica di Betti» (pp. 24-25). Al riguardo, Piccini fa riferimento anzitutto
al fatto che la lettura «‘in chiave ermeneutica’» della
Scienza nuova
consente
di liberare il capolavoro vichiano da alcune «‘forzature’ interpretative impo-
stale da Croce» (per esempio, l’«etichetta di ‘filosofia dello spirito’») (pp. 25-
26). L’elaborazione del pensiero di Vico offerta da Betti consente inoltre, a
giudizio di Piccini, di affrancare l’ermeneutica bettiana dall’accusa di «psico-
logismo» (rivoltagli da Gadamer), apprezzandone, invece, alla luce dell’inter-
pretazione bettiana della dottrina vichiana delle «modificazioni della nostra
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