RECENSIONI
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medesima mente umana» come «struttura logica viva ed operante nel nostro
io», la portata «più metafisica che psicologica» e «il solido spessore ontologi-
co» (pp. 26-27). La meditazione di Betti intorno alla
Scienza nuova
, poi, per-
metterebbe di cogliere quella caratteristica della propria ermeneutica consi-
stente nella ricerca di un «trascendentale storico, di un’astrattezza empirica
che sia […] al contempo condizione della conoscenza e condizione dell’espe-
rienza, ma rinvenuta all’interno della stessa esperienza»; ricerca che implica
l’utilizzo nell’interpretazione dei fenomeni storici di categorie dogmatiche e di
tipi ideali, costruiti a partire dalla stessa esperienza storica, in un senso acco-
stabile all’uso vichiano degli «universali fantastici»
nell’interpretazione del
«mondo civile […] certamente […] fatto dagli uomini»
(p. 28). L’esame del
pensiero vichiano nell’ottica dell’ermeneutica bettiana, infine, renderebbe
possibile intendere la teoria dell’interpretazione di Betti come l’individuazio-
ne «di quelle condizioni ‘sentimentali’ o ‘emozionali’ intersoggettivamente
condivise (‘comuni’) che la rendono possibile», che somigliano molto al «sen-
so comune»
vichiano (pp. 29, 31).
Lo studio di Piccini, i cui contenuti essenziali, come si è visto, sono antici-
pati ed esposti con chiarezza
nell’
Introduzione –
che è preceduta da una
Pre-
sentazione
di Giuliano Crifò (pp. 7-9) – è diviso in due parti, ciascuna delle
quali, a sua volta, si articola in due capitoli.
La parte prima (
Vico negli inizi della riflessione ermeneutica bettiana. L’in-
sorgere del conflitto con Benedetto Croce
) inizia con un capitolo («Il ruolo di
Vico nella legittimazione della dogmatica giuridica in funzione storiografica»)
dedicato alla messa a fuoco dell’influenza di Vico sull’elaborazione del meto-
do di studio del diritto romano da parte di Betti agli inizi della propria carrie-
ra accademica.
Nel capitolo secondo («
Amicus Croce sed magis amica veritas
. Betti, Vico e
l’interpretazione tecnico-morfologica»), l’A. illustra come il consolidarsi nel
pensiero di Betti dell’idea di una «interpretazione tecnica
in funzione storica
»
o «interpretazione tecnico-morfologica» (pp. 85-86), e che, come l’uso della
dogmatica giuridica in funzione storica della fase iniziale dell’ermeneutica
bettiana che la precede, ha origini vichiane, consacra definitivamente la frat-
tura tra le posizioni di Betti e quelle di Croce.
Nel capitolo terzo («La
Scienza nuova
di Vico da filosofia dello spirito a
‘hermeneutica historiae’»), che apre la parte seconda dello studio di Piccini
(
Betti erede dell’ermeneutica di Vico. Definitiva rottura con lo storicismo di
Croce
), l’A. prende in considerazione la conferenza perugina di Betti su
I
principi di Scienza nuova di G. B. Vico e la teoria della interpretazione storica
del 1957. Piccini ritiene opportuno soffermarsi sulla conferenza di Perugia
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