RECENSIONI
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F
ABRIZIO
L
OMONACO
,
Filosofia, diritto e storia in Gianvincenzo Gravina.
Presentazione di Paolo Rossi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006
(«Uomini e dottrine», 44), pp. XXVIII-306.
La figura di Gianvincenzo Gravina sta acquistando contorni sempre più
precisi nel panorama della cultura italiana Sei-Settecentesca, che è stata trop-
po a lungo una
terra incognita.
Fu senza dubbio un intellettuale di notevole
talento, ma di coscienza elastica, pronto a collaborare con il governo pontifi-
cio, che aveva imposto il pesante giogo controriformistico alla cultura della
penisola. In gioventù combatté contro i gesuiti, in sintonia con il molinosi-
smo, nella
Hydra mystica
(1691), cui è dedicata l’appendice III, intitolata
«
L’Hydra mystica
in una traduzione italiana del 1761» (pp. 257-275). In segui-
to decise di allinearsi sulle posizioni più retrive della Santa Sede, ma riuscì
ugualmente a farsi rispettare sia in Italia, sia oltralpe per il rigore dei suoi
scritti giuridici e letterari, come risulta dall’appendice I, intitolata «Gravina
negli
Acta eruditorum
(1697-1727) e nella
Bibliothèque ancienne et moderne
(1718)» (pp. 199-229). È una parabola descritta con equilibrio in questo ele-
gante libro, che raccoglie vari saggi pubblicati da Lomonaco fra il 1995 e il
2004, oltre a due capitoli (III e IV), che sono inediti.
Chi ha seguito i contributi documentati e seriamente pensati dell’A., potrà
rileggerli in un contesto unitario, che ne fa risaltare l’intima coerenza. Il pri-
mo capitolo, intitolato «Le
Orationes
tra scienza, sapienza e diritto» (pp. 1-
51), corrisponde al prezioso studio sullo stesso argomento, usato in rivista nel
1995 e in volume nel 1997 (
Le «Orationes» di Gianvincenzo Gravina: scienza,
sapienza e diritto.
Napoli, Città del Sole).
Quanto Gravina avesse a cuore le
Orationes,
pronunciate alla Sapienza di
Roma a partire dal 1699, risulta dalla nota lettera al suo allievo Giambattista
Ancioni (o Angioni) del 1710, cui Paolo Rossi accenna nella presentazione:
«Tu si orationes nostras perquam emendatissime, ac longe dissimili nostrarum
Originum fato imprimendas curaveris, brevi tibi a nobis non solum de indic-
tione tractatum, sed absolutum nuper de Imperio Romano librum tuo arbitra-
tu edendum polliceor» (pp.
XI
-
XII
). Gravina aveva mandato le
Orationes
a
Vienna nell’intento di pubblicarle fuori d’Italia, forse per non farsele storpia-
re dalla censura ecclesiastica, ma (non sappiamo per quale motivo) ne usciro-
no due edizioni: una a Napoli nel 1712, e un’altra curata da Ancioni, a U-
trecht nel 1713, con dedica ad Eugenio di Savoia, noto collezionista di testi
proibiti. Forse Gravina si aspettava delle difficoltà per la loro pubblicazione,
come sembra di capire dai passi delle lettere a Francesco Pignatelli degli anni
1711-1712, che Lomonaco cita (p. 5, n. 8), e volle tenere il piede su due staffe.
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