UNIVERSALISMO ETICO E DIFFERENZA
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non inferiore od originario, bensì semplicemente altro, rispetto ad ogni
teoria logica o teologica del vero, come luogo non astrattamente ontolo-
gico ma concretamente rappresentativo e simbolico. Attraverso il senso
comune diventa allora possibile formulare la plausibilità di una scienza
che non si limiti alla ricerca razionale della verità assoluta, ma allarghi la
sua presa alla comprensione del mondo del
verosimile
, della realtà che si
esprime nella forza inventiva della fantasia e della rappresentazione sim-
bolica e metaforica. Si fondono qui, proprio grazie al senso comune, i
due livelli fondamentali della filosofia vichiana: quello della metafisica
della mente che riflette sui principi ordinatori e quello della politicità,
dal momento che il ritrovamento del
certo reso possibile dal senso co-
mune si realizza proprio nella individuazione dei comuni ordinamenti
civili dell’umanità. Se è vero, allora, che la politica si realizza in un mon-
do storico determinato e si oggettiva in ‘differenti’ modelli giuridici e
culturali, è altresì vero che essa – come ogni altra attività umana – si
commisura ad una struttura generale della mente ed alle categorie che
essa elabora per conoscere il mondo: l’idea di
conatus
, l’idea del giusto,
quella di autorità, di tutela, di dominio, etc. La nuova scienza della sto-
ria, allora, non prospetta soltanto la possibilità di un approccio metodo-
logico del tutto inedito alla comprensione della realtà. Essa pone anche i
presupposti di una teoria filosofica e gnoseologica di comprensione del-
l’umano, proprio perché questa comprensione è resa possibile dalla rela-
zione tra la serie costante e uniforme dei principi e la serie molteplice
del manifestarsi di essi nella diversità delle nazioni civili. I principi natu-
rali della socialità e della politicità non restano immobili nella perfezione
della ragione universale, essi devono essere sempre di nuovo ricono-
sciuti e ritrovati nella differenza storica del senso comune, in ciò che co-
munemente ricorre storicamente nella diversità antropologica, mentale e
linguistica degli uomini. La ragione – nel senso vichiano della metafisica
della mente – è certo misura universale dei particolari movimenti del-
l’umanità civilizzata, ma è anche luogo genetico, storicamente ricostrui-
bile, dei principi del dominio e della libertà. La
teologia civile ragionata
della provvedenza
che, agli albori dell’umanità, si traduceva nel nesso im-
mediato e fantastico tra la divinità e i fondatori delle nazioni, si trasfor-
ma, nel passaggio dalla sapienza volgare a quella dei filosofi, nella tradu-
cibilità della teologia naturale in ragioni argomentative e dimostrative
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Ivi, p. 576.
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