RECENSIONI
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dell’idealismo verso la storia» (p. 49) – e dall’altro di aver fatto confusione sul
concetto di «critica letteraria», considerando l’opera del letterato irpino «una
totalità indivisibile, dominata da un principio di unità. Ma, per noi, in conse-
guenza di ciò che siamo venuti dicendo, il De Sanctis è uno studioso comple-
to, completissimo, in tutto quello che ha saputo o voluto fare; e non gli chie-
deremo conto di quel che non ha saputo o non ha voluto fare» (p. 57). Croce,
dunque, nei suoi scritti desanctisiani non dimenticava di polemizzare con il
positivismo (basti pensare anche alle critiche mosse a Taine) e allargava il suo
giudizio su Villari accusandolo, tra l’altro, di non aver compreso la novità e
l’importanza della posizione assunta da De Sanctis nella critica di Machiavelli,
come si può leggere in un’intera pagina della
Prefazione
all’edizione degli
Scritti varii, inediti o rari di Francesco De Sanctis
del 1898.
M
AURIZIO
M
ARTIRANO
«Cuadernos sobre Vico» XIX-XX (2006-2007).
Attraverso la «Nota editorial» che apre questo numero doppio dei «Cuader-
nos», possiamo apprezzare come anche la prestigiosa rivista spagnola vada al
passo con i tempi, annunciando la sua messa in rete. D’altra parte, tali cam-
biamenti non modificano la tradizionale struttura a cui i «Cuadernos» ci han-
no abituati.
Il primo degli «Estudios viquianos» ci propone un contributo di Paolo Cri-
stofolini su temi a lui cari,
De Dante a Homero, de Gravina a Vico
(pp. 15-21), in
cui ripercorre il rapporto che Vico instaura, a partire dalla
Scienza nuova
1725 –
con la fondamentale mediazione di Gravina – tra Omero e Dante. Sono questi,
nella prima stesura dell’opera di Vico, i paradigmi delle rispettive nazioni nel
cui ambito culturale e linguistico sono circoscritti, laddove gli elementi di con-
fronto, pur presenti, «no conforman un cuerpo unitario ni confluyen en el re-
conocimiento del caráter universal del autor de la
Ilíada
y la
Odissea
» (p. 15). Il
che avverrà solo a partire dalla stesura del 1730, al termine di un biennio cultu-
rale «decisivo y culminante» (p. 21), in cui la figura di Dante sarà rafforzata
come «el primero o entre los primeros de los historiadores italianos», come
«pura y caudalosa fuente de estupendos fabuladores toscanos» (
ibid.
), mentre
quella di Omero «se eleva como clave de toda la nueva ciencia, como excava-
ción en el patrimonio completo de todas las antig
ű
edades gentiles y como mo-
delo costitutivo del mundo civil de las naciones» (p. 20).
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