RECENSIONI
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tutto difformi dalla cultura egizia; accoglie invece «una representación poética
de una edad pasada en la cual el saber no era en absoluto, superior o divino,
sino
volgare
y civil (p. 52). In linea con la storiografia protestante, per Vico la
filosofia egizia è costituita esclusivamente da una serie di miti i cui significati
allegorici sono stati un’invenzione per raccogliere le storie di quella civiltà,
mentre la fonte di ogni insegnamento filosofico per gli egizi era stato indiscu-
tibilmente Abramo.
Il saggio di Enrico Nuzzo,
La
«
mente contracta
»
. Entre cuerpos desmedidos
y facultades de lo indefinito en Vico
(pp. 59-72), ripropone il testo presentato
al Convegno su «Il corpo e le sue facoltà. Giambattista Vico», tenutosi a Na-
poli nel Novembre 2004. L’A. si sofferma su alcune coppie concettuali vi-
chiane, quali ‘misura’ e ‘dismisura’, ‘definito’ e ‘indefinito’. Il tema che emer-
ge consequenziale è quello delle opposizioni, che nel caso dell’‘oppositività
dei contrari’ implica una ‘gradazione’ dei fenomeni in gioco, come lo sforzo
vichiano di tessere legami tra sfere e facoltà del sapere che più si approssima-
no alla corporeità. Viceversa, le forme radicali di opposizione sono quelle,
proprie dell’‘età degli uomini’, che Nuzzo definisce ‘intrastoriche’. Della cop-
pia ‘misura-dismisura’ seguiamo in Vico il percorso che dalla seconda proce-
de verso la prima; ma, come osserva opportunamente l’A., la stessa ‘misura’
non coincide pedissequamente con il positivo nel momento in cui si identifica
con l’eccesso del pensiero misurante e calcolante: ancora una volta, si ritorna
al corpo come elemento garante dell’equilibrio. E infatti, approfondendo il
rapporto tra natura e uomo, genesi e genealogia dell’umano, la coppia misura-
dismisura si rivela una griglia di lettura, a partire dalle modalità dello sguardo
che Vico rivolge alla natura e ai suoi corpi. Lo sguardo verso il corpo umano
che costruisce il mondo civile delle nazioni, osserva Nuzzo, assume una tripli-
ce modalità: epistemica e metafisica, per cui la misura del corpo deriva dal co-
nato; etica, dove l’orrore della smisuratezza viene temprato dai fondamenti
della tradizione cristiana e dalla tradizione giuridica romana con l’assunzione
dell’assoluta centralità del ‘certo’; scientifica, nel senso dell’accesso, sia pur
limitato, e senza condiscendenza, dell’‘intendimento’ di quel mondo ferino
che si sedimenta attorno alle figure dei giganti. Osserva Nuzzo come la coppia
‘misura-dismisura’ sia peraltro presente nella «lógica implicativa» che dipana
il percorso di una mente la quale, contratta «hasta una condición de total la-
tencia», è in attesa di una causa efficiente che la faccia «estremecer» e «re-
desarrolarse» (p. 67). Ebbene, le facoltà ‘corpulente’ della mente «son facul-
tades productivas, si no de lo ilimitado, de lo indefinito» (
ibid.
), laddove i sa-
peri analitici della ragione sono esposti al rischio di un ‘assideramento’ della
pienezza di possibilità della conoscenza. La mente, nella sua divina plasticità
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