RECENSIONI
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109). Nelle sue conclusioni, Sabetta sottolinea come tutte le fonti proposte
non possono farci dimenticare l’assoluta originalità della prospettiva filosofica
di Vico, «porque ha sapido componer lo dado de la tradición con las instan-
cias de la modernidad, dando vida a una síntesis nueva cuyos frutos son reco-
gidos principalmente en la
Scienza nuova
, con razón considerada por él mi-
smo como la obra de su vida» (p. 112).
La sezione sugli «Estudios sobre Vico y la cultura hispánica» è dedicata al-
la cultura ispano americana; nel saggio su
Edmundo O’Gorman y Giambattista
Vico
(pp. 123-136), Conrado Hernández López tratteggia la figura dello stu-
dioso messicano il cui percorso intellettuale risulta interessante anche per un
incontro stimolante con Vico. Formatosi sullo storicismo di Ortega, a partire
dagli anni Quaranta O’ Gorman ne cerca un superamento, e nel filosofo na-
poletano vede un interessante punto di svolta tra tradizione e rinnovamento
del sapere storico. In particolare, «el interés por Vico se dirige a su compren-
sión de la diversidad cultural a partir de las facultades cognoscitivas del om-
bre, con la convicción de que las actividades de la imaginación non son ‘pro-
toformas’ de lo racional sino la base para una ‘comprensión realmente evolu-
tiva del género humano’» (p. 134). Ancora una volta si rivela determinante il
ricorso a Vico attraverso la facoltà immaginativa, che lo stesso O’ Gorman
definisce «suprema facultad» dell’uomo.
Il contributo di José M. Sevilla,
Apuntes sobre algunas recepciones Latino-
americanas de Vico en el Siglo XX
(pp. 137-148),
che prosegue la sua attenta
ricostruzione della presenza vichiana nella cultura Latinoamericana, ci offre
una serie di spunti su autori del secolo scorso, messicani (Augustín Yáñez,
Leopoldo Zea), argentini (José Imbelloni, Fermín Chávez), e sulla poetessa e
saggista cubana Mirta Aguirre. In particolare, Sevilla si sofferma su Yáñez, il
quale, legato al positivismo progressista messicano degli anni Trenta, coglie in
Vico una serie di aspetti conformi alla propria formazione intellettuale; in
particolare, l’idea di uguaglianza degli uomini alla luce della storia ideale e-
terna, il concetto di Provvidenza e l’idea di progresso, che Yáñez vede stret-
tamente collegati in una operazione vichiana innovatrice.
Leopoldo Zea, allievo di José Gaos, nelle sue ricerche degli anni Quaranta
muove dal legame tra il concetto di modernità e quello di crisi; la modernità vi-
chiana è esaminata a partire da un pensiero non del tutto dissonante da quello di
Cartesio per la comune risposta allo scetticismo, ma orientato al mondo umano
piuttosto che alla natura. Vico cerca «la ‘idea directriz’ que, frente a toda imposibi-
lidad de sistemación, procura en cambio en el problematismo una voluntad de si-
stema. Ese ‘plan ideal’ […] es lo que Vico define como
storia ideal eterna
(p. 142).
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