AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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Grassi, Donald Ph. Verene e Manuela
Sanna, l’A. concentra la propria attenzio-
ne sulle tre connesse facoltà della memo-
ria, della fantasia e dell’ingegno, che – co-
me si chiarisce nel saggio, sulla scorta di
Vico – «appartengono alla
perceptio
», vale
a dire alla «prima operazione della mente»
(p. 228), e vanno ricondotte perciò alla
topica, intesa come quell’esercizio del ri-
trovare che, dal punto di vista onto- e filo-
genetico, precede la critica, ovvero l’arte
del giudicare.
Centrale, naturalmente, è la nozione
vichiana di «ingegno», che, per la sua fun-
zione consistente nel saper congiungere
cose separate e diverse, stringe a sé, da un
lato, la fantasia – quale capacità di pro-
durre immagini – di cui rappresenta il
presupposto necessario, dall’altro, la me-
moria, che gli fornisce il materiale mne-
monico su cui esercitare l’attività di sinte-
si. Ma sbaglierebbe – secondo l’A. – chi,
lasciandosi ingenuamente affascinare
dall’appariscente nesso di questi temi con
la creazione artistica, si schierasse troppo
frettolosamente a favore di una valenza
esclusivamente estetica della teoria vichia-
na dell’
ingenium
e di quella, ad essa colle-
gata, degli universali fantastici. Tale valen-
za assume il suo giusto peso e la sua rico-
nosciuta autonomia solo nell’epoca della
ragione dispiegata, quando le funzioni
dell’ingegno e delle altre facoltà con esso
intrecciate – uniche forme di conoscenza e
di simbolizzazione del mondo disponibili
nell’epoca aurorale della storia dell’uomo
e della sua mente, le sole in grado di defi-
nire e distinguere la specificità della natu-
ra umana rispetto a quella degli animali –
non certo considerate inferiori, ma solo
accostate a quelle razionali e distinte da
esse, pur non perdendo l’originaria
vis
gnoseologica, si vengono connotando più
specificamente come quelle preposte alla
produzione artistica e alla costruzione re-
torica. Ed è proprio nella convivenza a
pari titolo di ‘razionalità e fantasia’ che
l’A. individua un «possibile filo condutto-
re nell’interpretazione […] del pensiero
vichiano», in grado di sostenere l’elabora-
zione di una teoria della storia che possa
«tenere insieme […] la metafisica dei
principi e l’inaggirabile empiricità del
mondo umano» (pp. 239-240).
[R. D.]
10.
C
AMPAGNOLA
Francesco,
Note
sulla fortuna di Giambattista Vico in Giap-
pone
, in «Belfagor» LXII (2007) 371, pp.
585-590.
L’A. passa in rassegna le non poche
traduzioni di opere vichiane apparse in
Giappone a partire da quella parziale
della
Scienza nuova
pubblicata nel 1946
ad opera di Masatoishi Kuroda, ed esa-
mina in particolare l’approccio alla filo-
sofia di Vico che traspare dalle rispettive
introduzioni. In sintonia con la rievoca-
zione proposta da Tadao Uemura nel
recente convegno napoletano su
Vico e
l’Oriente
(cfr. la traduzione italiana del
suo intervento nello scorso fascicolo di
questo «Bollettino»), l’A. individua, co-
me filo conduttore del significativo inte-
resse suscitato in Giappone dalla figura
di Vico, il tema della sua contrapposizio-
ne al metodo cartesiano, nettamente de-
lineato già in occasione della prima tra-
duzione integrale della
Scienza nuova
,
eseguita da Yoshiaki Yoneyama e Junichi
Shimizu
(1975). Nel saggio introduttivo
che accompagna la traduzione, Ikutarô
Shimizu, personaggio di spicco nella vita
culturale e pioniere degli studi sociologi-
ci in Giappone, descrive il percorso che
l’ha portato a interessarsi di Vico e a visi-
tare i suoi luoghi, ed enumera gli elemen-
ti che avvicinano il proprio percorso in-
tellettuale e biografico a quello di un au-
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