AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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ziana tra Sei e Settecento, dedicati ai rap-
porti tra erudizione e filosofia morale. Ne
emerge un quadro complesso e articolato
di temi che invita al confronto con la tra-
dizione classica (greca e romana) e cristia-
na negli scritti di Zendrini, Maffei e Trevi-
san. Significativo è il contributo del mo-
dello aristotelico e di quello ciceroniano
per la loro capacità di «saldare in un
uni-
cum
il momento della riflessione teorica
con quello della
praxis
» (p. 12). Questo è
il motivo teorico che regge gran parte del-
la struttura del testo e che si affida al privi-
legiamento dell’etica dello Stagirita in di-
rezione degli interessi della vita civile. Il
punto di vista è, infatti, quell’«eloquenza
dei fatti» che l’A. individua con efficacia
nei suoi autori, Maffei e Zendrini in parti-
colare. Con loro si progetta un sapere nu-
ovo rispetto alla filosofia cartesiana. Se
quest’ultima poggiava sulla ricerca del
verum
in senso assoluto, la moderna inve-
stigazione volge lo sguardo «verso il parti-
colare e scava nella natura e nella storia,
alla ricerca di realtà dimenticate o di fe-
nomeni fisici riguardati come ‘strani’ o
‘meravigliosi’: una impresa tesa a riscopri-
re il valore delle cose piuttosto che quello
delle parole» (p. 20). Da qui partono ric-
che e documentate ricostruzioni che coin-
volgono direttamente anche la filosofia di
Vico. In primo luogo, discutendo del rap-
porto tra
humanitas
e
scienza
, si ricordano
le note tesi anticartesiane del
De ratione
,
recensito nel «Giornale de’ Letterati
d’Italia», e la critica della
Filosofia morale
del Muratori, avvicinato dal filosofo napo-
letano – nella lettera a Muzio Gaeta del
1737 – a Pascal e Nicole, a Sforza Pallavi-
cino e Malebranche nel malriuscito tenta-
tivo di accordare le «divine verità» rivelate
a quelle naturali (pp. 200, 201). È una cri-
tica in parte riprodotta contro Muratori
dal suo primo estimatore, Scipione Maffei,
che con Vico è messo a confronto in pagi-
ne equilibrate dedicate alle «metamorfosi
di Achille» (p. 204). In proposito è ricor-
data la
Scienza chiamata cavalleresca
alla
luce della «classificazione» aristotelica del-
le virtù e della
Scienza nuova
del filosofo
napoletano che opera un capovolgimento
dei contenuti dell’«eroismo di virtù» im-
maginato dai filosofi e dell’«eroismo ga-
lante» dei poeti, per giungere all’«univer-
sale fantastico» dal quale derivano le for-
me dei «tempi barbari ritornati» (p. 209).
La citazione del «luogo d’oro» del libro II
della
Politica
di Aristotele per il ricono-
scimento della rozzezza delle leggi arcai-
che è finalizzata alla rivisitazione dell’
ethos
eroico: «Viene dunque a incrinarsi, in Vi-
co, il legame che riconduceva il modello
di saggezza dei moderni a quello degli an-
tichi e che consentiva di collegare ideal-
mente il ‘nobile’ comportamento di Achil-
le a quello del cavaliere moderno. L’Achil-
le vichiano spezza quest’ideale confronto
mostrando l’altro volto dell’eroe, quello
primitivo e barbaro, posseduto da un’ira
che neppure la morte riesce a placare e
che quindi non lascia, diversamente che
per Maffei, alcuna possibilità di una sua
risoluzione catartica sul piano della vita
pubblica» (p. 210).
[F. L.]
14. C
ROCE
Benedetto,
Scritti su Fran-
cesco De Sanctis,
a cura di T. Tagliaferri e
F. Tessitore, 2 voll., Napoli, Giannini,
2007, pp.
CCCXV
-627.
Edizione pregevolissima e assai ac-
curata – il primo volume della quale è
interamente e doviziosamente dedicato,
dopo l’intensa introduzione di Tessitore
(pp.
XIII
-
XLV
), alla nota ai testi e all’ap-
parato, di grande scrupolosità – racco-
glie le pagine crociane su De Sanctis,
nella convinta consapevolezza che «a
nessuno dei suoi altri ‘autori’, fossero
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