UNIVERSALISMO ETICO E DIFFERENZA
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rinnovata strategia che coniuga il vero e il fatto, la struttura
universa-
listica
dei principi dell’ordine naturale e il loro rinvenimento-accerta-
mento nella serie delle
differenze
etniche e culturali, politiche e religio-
se delle comunità umane. Ho altre volte utilizzato un argomento che
riprendo anche in questa sede, perché mi sembra efficace e filosofica-
mente fondato. Se, come afferma Vico, la scienza di cui egli si sforza di
delineare metodi e contenuti individua i suoi oggetti nei principi natu-
rali che stanno a base di ogni incivilimento, allora il criterio di cui essa
si serve per definirli filosoficamente e ricostruirli storicamente consiste
innanzitutto nel riconoscere che ciò che viene sentito come ‘giusto’
dalla maggior parte degli uomini può diventare regola di vita socievole:
Questi deon essere i confini dell’umana ragione. E chiunque se ne voglia
trar fuori, egli veda di non trarsi fuori da tutta l’umanità
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Sono, come ho detto all’inizio, tra coloro che sostengono l’utilizza-
bilità (che non è meccanica e filologicamente infondata attualizza-
zione) di alcuni concetti-chiave della filosofia vichiana nel dibattito
contemporaneo. Mi pare che il modo in cui Vico affronta il problema
della relazione tra metafisica e storia, tra ordine e differenza, possa for-
nire un apporto non secondario a una idea diversa, più ampia e com-
prensiva di razionalità, capace di contenere in sé un nuovo universali-
smo etico non inficiato da fondamentalismi etnici e dottrinali e, al con-
tempo, la ricchezza infinita delle soggettività autonome che si organiz-
zano nell’articolazione delle comunità politiche e delle identità cultu-
rali. Oggi il mondo si trova dinanzi ai medesimi avversari teorici (e non
solo teorici) con cui Vico provò a misurarsi nella sua epoca: lo scettici-
smo relativistico e il dogmatismo fondamentalista. Ad essi egli tentò di
opporsi elaborando una straordinaria idea di sintesi concettuale e cul-
turale che non è solo quella della razionalità della mente (che appar-
tiene comunque alla decisiva fase dell’umanità evoluta), ma anche e so-
prattutto quella della sensibilità e della corporeità, dell’immaginazione
fantastica, capace di rielaborare e organizzare caratteri, miti, simboli.
In questa attività sintetica, che può essere contemporaneamente della
ragione e dell’immaginazione, o meglio, nella loro misurata dialettica,
come anche nella dottrina del senso comune, si può dire che si rac-
chiuda il senso complessivo di quella originaria connessione reciproca,
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Ivi, p. 555.
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