AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
216
25.
I
RWIN
Robert,
Lumi d’Oriente.
L’orientalismo e i suoi nemici
, tr. it. F.
Gerla, Roma, Donzelli, 2008, pp. XV-351.
In questo libro (originariamente pub-
blicato in inglese nel 2006), confuso e far-
raginoso nell’accumulare notizie su notizie
non sempre verificate nella loro esattezza,
si tenta di descrivere una storia dell’orien-
talismo (ossia l’ambito disciplinare rivolto
allo studio del mondo arabo e islamico).
In esso sono presenti alcune pagine su Vi-
co, in quanto citato e studiato da Edward
Said, il famoso autore del fortunato libro
Orientalism
(1970, poi tradotto in molte
lingue). Non è questa la sede per discutere
la lettura che Said dà di Vico, ma non è
possibile non rimanere sconcertati dinanzi
al riassunto di queste tesi ed alla presenta-
zione del filosofo napoletano fornita dal-
l’Irwin. Vico, presentato come «lo storico
e professore di retorica» dell’Università di
Napoli, viene definito sostenitore di uno
«spietato razzismo […] riscontrabile, ad
esempio, nel tono derisorio e condisce-
dente verso la filosofia e la pittura cinese,
che turberebbe non pochi studiosi recen-
ti» (pp. 279-280). Invero il turbamento è
provocato da affermazioni come quella
riportata, che ignora del tutto non solo le
pagine di Vico e il loro contesto (e non
faccio neppur cenno del problema delle
fonti di Vico in proposito), ma anche quel
che si è scritto sul tema da parte di diversi
studiosi e non solo italiani. In realtà
l’affermazione qui riferita bene esprime il
metodo e la qualità dell’intero volume
dell’ Irwin, il quale, ad esempio, non esita
a liquidare Nöldeke, l’autore della
Geschi-
chte des Korans
, come chi «non spiccicava
una parola di arabo» (p. 198), oppure de-
finire Louis Massignon «il santo folle» (p.
219), per qualificarlo, poco dopo come
«carismatico, nevrotico, mistico e sciovini-
sta francese» (p. 297). Poiché mi trovo a
dire, non posso mancare di rilevare come,
per ben due volte, Jacob Burckardt, giu-
stamente ricordato come l’autore della
Civiltà del Rinascimento in Italia
, sia rite-
nuto uno «storico svedese» (p. 203), il che
mi sembra far il paio con il tanto criticato
(e giustamente) Said, il quale, nel suo
O-
rientalism
, confonde il sullodato storico
svizzero con John Lewis Burckhardt
(1740-1817), autore di una ricerca su
Ara-
bic Proverbs
, pubblicata nel 1837 e attri-
buita dal Said al nostro Burckhardt svizze-
ro, come si sa nato nel 1817. Devo ag-
giungere che anche la traduzione italiana
del libro di Irwin lascia molto a desidera-
re, non solo per manifesti errori, ma anche
per sciatterie, come quella di lasciare nel
testo alternative proposte di traduzione di
questo o quel brano. E si tratta di un caso
raro per un editore tanto raffinato ed ac-
curato come il Donzelli.
[F. T.]
26. K
UNZE
Donald,
The Big Architec-
tural Adventure of Giambattista Vico
, in
«Built Environment» XXXI (2005) 1, pp.
49-59.
Il titolo è, in certo senso, ironico: la
grande avventura architettonica di Vico,
cioè la diretta influenza della sua filosofia
sulla teoria e la pratica architettonica, non
c’è mai stata. L’A. (cui si deve tempo fa
una monografia dottorale su temi affini,
Thought and place: the architecure of eter-
nal place in the philosophy of Giambattista
Vico
, New York, 1987) ricostruisce in ra-
pida carrellata gli spunti che avrebbero
potuto offrire questi sviluppi, dal rapporto
di Vico con Carlo Lodoli al dibattito con-
temporaneo in America con particolare
riferimento al post-moderno. Seguono
analisi suggestive della
Dipintura
, di pos-
sibili nessi Vico-Lacan sul rapporto tra
immagine e sintomo («consentiteci un ol-
1...,206,207,208,209,210,211,212,213,214,215 217,218,219,220,221,222,223,224,225,226,...236