AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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l’edizione del
Contributo
del 1945) per poi
distaccarsene con maggiore decisione solo
con l’editoriale «Liberalismo», pubblicato
il 12 marzo 1925 sul «Giornale d’Italia», e
con il cosiddetto «Manifesto degli intellet-
tuali antifascisti» del 1 maggio 1925. Que-
sti due famosi scritti, che Croce (come era
sua abitudine) nel ripubblicare rititolò si-
gnificatamene, sono preparati da un’op-
posizione al fascismo che si fa sempre più
chiara e decisa proprio a partire dal luglio
del 1924, come dimostra l’analisi degli
articoli della seconda metà di quell’anno,
anche se si tratta «di critiche non ancora
esplicite bensì mascherate da saggi storici»
(p. 33). Tali questioni sono poi dettaglia-
tamente ricostruite nei capitoli IV e V del
volume, i quali ruotano intorno all’opera-
zione di ‘resignificazione’ che Croce portò
avanti intervenendo e modificando gli
Ele-
menti di politica
e la
Politica ‘in nuce’
, do-
ve riuscì a utilizzare gli scritti lì raccolti
con un intento diverso, «nascondendo,
anzi rovesciando, quello per i quali erano
nati» (p. 205), operazione che si concluse
con l’edizione di
Etica e politica
del 1931.
Interessanti le pagine in cui si ricostrui-
scono gli interventi crociani a ridosso del
delitto Matteotti, sia per il tentativo del
filosofo di proseguire con il suo progetto
di educazione politica del fascismo e di
Mussolini, sia per il ripensamento della di-
stinzione tra teoria e pratica, che dura fino
al definitivo abbandono del regime fasci-
sta che cominciò a maturare nel luglio
1924 con l’idea di creare le condizioni per
la caduta di Mussolini. Importanti a questo
riguardo sono gli scritti su
Machiavelli e
Vico
, edito sul «Giornale d’Italia» il 4 lu-
glio,
Verità e moralità
, edito sul «Resto del
Carlino l’8 luglio, lo stesso giornale che il
16 pubblicò
Hegel e lo Stato etico
. Tutta-
via il documento crociano più importante
di quei giorni fu l’intervista rilasciata al
«Giornale d’Italia» il 10 luglio, dove ven-
gono affrontati temi quali quello dell’«ille-
gittimità del fascismo a vantare la creazio-
ne di un nuovo tipo di Stato» e il delitto
Matteotti. Secondo l’A., Croce, che ini-
zialmente non si muoveva per far cadere il
fascismo, ma per trasformarlo
come di-
mostra il voto espresso in Senato a favore
del Regime
solo in quei giorni del luglio
1924 prese atto del fallimento del suo ten-
tativo di educare il fascismo per condurlo
sulla strada del liberalismo, e solo la con-
sapevolezza di non voler avere più nulla a
che fare con il regime farà sì che «il Croce
politico
, pur sconfitto, possa finalmente
riunirsi al Croce
filosofo
, all’uomo di cul-
tura da sempre all’opposizione» (p. 223).
[M. M.]
29. M
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