Pagina 31 - BCSV, XXXVIII, 2

INTRODUZIONE
Venticinque anni fa, pubblicando gli Scienziati del Settecento nella
prestigiosa, e autorevole, «Letteratura italiana» delle edizioni Ricciar-
di, Maria Luisa Altieri Biagi giustificava il fatto che «se escludiamo il
Boscovich, cittadino del mondo, e operoso soprattutto a Roma, tutti
gli autori» – quelli cioè dell’antologia che introduceva – «sono setten-
trionali» con una «vera conversione diocleziana dell’asse culturale».
Se, proseguiva la dotta curatrice, «nel Seicento esso corre longitudinal-
mente, da Venezia a Napoli e oltre, imperniandosi sulla Toscana, nel
secolo successivo esso si orienta nel senso dei paralleli, andando dalla
Torino di Beccaria e di Lagrange a Venezia…»1.
Se poi dalle coordinate geografiche si fosse passati a quelle dei con-
tenuti, sarebbe stato facile constatare che un po’ più della metà delle
pagine era riservata alle cosiddette scienze della vita (compresavi la
medicina), mentre nel volume gemello – Scienziati del Seicento – uscito
tre anni innanzi, la proporzione si riduceva a un terzo. Questo per dire
che non vi era stato solo uno spostamento geografico dell’asse, ma
anche in quello delle discipline, da cui il Mezzogiorno d’Italia pareva
vieppiù penalizzato. D’altra parte, come non ricordare che nel classico
Les sciences de la vie dans la pensée française du XVII siécle (1963) di
Jacques Roger, ad onta del titolo limitativo larghissimo affresco del
dibattito scientifico europeo, i soli nomi italiani che vi ricorrevano
erano quelli di Redi, Spallanzani, Vallisneri.
E ancora: in un volume dagl’intenti velatamente apologetici, pro-
mosso dall’Istituto Gramsci di Palermo nel 1985, Il Meridione e le
scienze, pubblicato nel 1988, l’orizzonte non si allargava. Solo qualche
decine di pagine, delle 600 che formavano il volume, potrebbero esse-
re richiamate qui, ai temi che sono oggetto del nostro incontro. In
1 Scienziati del Settecento, a cura di M. L. Altieri-Biagi – B. Basile, Milano-Napoli,
1983, pp. XX-XXI.