MAURIZIO TORRINI
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«libertà di pensare accordata dai sovrani», né da «una protezione spe-
ciale di questi per qualche scienza», né infine da una «nuova cono-
scenza di bisogni». Si trattava di riconoscere una complessiva conser-
vazione del grado di sviluppo delle scienze e insieme una loro diversa
articolazione e gerarchia, in una continua alternanza di discipline. Nel-
la Grecia classica alla poesia successe l’eloquenza e a questa le scienze,
nell’Italia di Dante «non spirava dappertutto che lingua e poesia»; ora,
aggiungeva Marugi non senza piglio polemico,
il gusto delle cose naturali non ha rovesciato quello della ragione? Pare og-
gi che tutto esser debba, osservazione ed esperienza, ed i raziocinii, l’eloquen-
za siano inutili ritrovati e superflue cose
7
.
Ai cicli della storia si sostituivano gli oscillamenti delle fibre nervo-
se, alle vicende dei popoli quelle della mente:
Una turgida piena che con rapidità scorra su di un letto, moltiplicando
sempre più i suoi urti e le sue impressioni si aprirà a lungo andare una diversa
via e quivi immergendosi, darà delle rivoluzioni a se stessa. Non altrimenti av-
viene allo spirito nostro in materia di scienze. E per comprenderne alla meglio
la ragione, non si ha che richiamare al pensiero la necessità di alcuni oscilla-
menti, alcuni moti, alcune impressioni fatte nelle fibrellette del cerebro nel ri-
cevere e nel rappresentarsi le idee. Questi oscillamenti, questi moti, queste
impressioni son desse che fatte sempre ad un modo, giunte che sono ad una
certa somma rilassano, dirò così, le fibrellette destinate a servire il pensiero,
per cui tardamente e a stento in seguito si muovono. Di qui è che l’animo tro-
vando delle difficoltà in eccitarla se ne disgusta e si distoglie. Questo è… che
dà rivoluzione allo spirito, e fa nascere dopo un certo tratto di tempo un
nuovo gusto ed una nuova scienza
8
.
Marugi, medico, chimico, filosofo fra la nativa Manduria e Napoli,
intrecciando Locke e Hartley, traeva nutrimento per alimentare una
sorta di filosofia della storia delle scienze. Domenico Cirillo, ornato dal
«fervido entusiasmo della Socratica Filosofia», ma dialogando soprat-
tutto con il «sublime» Rousseau, trovava nelle solitarie peregrinazioni
agresti sollievo dallo «spirito di tristezza» dei suoi compiti professiona-
li. E ne profittava per meditare e esaminare le «grandi verità» e
7
Ivi, p. 174.
8
Ibid.
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