INTRODUZIONE
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Farà «epoca» del Regno, osservava Ferdinando Galiani, uno dei
‘filosofi’ chiamati a occuparsi della catastrofe:
Molte volte coteste calamità distruggono le nazioni senza risorgimento; ma
talvolta sono principio di risorgimento e di riordinamento di esse: tutto di-
pende dal come si ristorano
16
.
Macerie dunque in luogo di scoperte, voragini al posto della circo-
lazione delle idee, epidemie piuttosto che dibattiti scientifici? No, nella
Napoli attonita dalla catastrofe un Filippo Cavolini discute senza re-
verenza con uno Spallanzani della generazione dei pesci e dei granchi,
si collega all’Europa colta dei naturalisti, a imitazione di quelli apre
nella propria casa un vero e proprio museo. Alla fine del secolo XVIII
non c’è tra Napoli e Torino, tra Napoli e Milano, una differenza di
valutazione sul ruolo della scienza, né una diversa concezione sulla ne-
cessità delle sue articolazioni istituzionali. C’è invece, e forte, una
diversità ormai netta dell’assetto dello stato e della società, dei progetti
politici e degli interpreti destinati ad attuarli. Nei primi anni del nuovo
secolo, un sacerdote napoletano, esule a Milano dopo il 1799, Gen-
naro Cestari avrebbe affidato ancora alla
rigenerazione
delle scienze il
progetto di un cambiamento radicale della società
17
.
M
AURIZIO
T
ORRINI
16
Citato in
ibid.
17
G. C
ESTARI
,
Tentativo sulla rigenerazione delle scienze
, Milano, presso Pirotta e
Maspero, 1803. Un
Tentativo secondo
uscirà l’anno seguente presso la Stamperia del
Genio Tipografico.
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