ROBERTOMAZZOLA
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tengo, però, che anche sotto il profilo prettamente scientifico la
Memo-
ria
contenga elementi di novità degni di menzione, per il metodo spe-
rimentale adottato a supporto del richiamo ippocratico sull’importan-
za dei climi e dei luoghi per la salute, ma soprattutto perché, nel pano-
rama scientifico napoletano, l’opera di Roseti segna un momento di
passaggio dalla chimica delle mofete e delle esalazioni nocive, sin dalla
metà degli anni Sessanta del Seicento oggetto delle ricerche dei mem-
bri dell’Accademia degli Investiganti, alla chimica dell’‘aria fissa’ e
‘flogisticata’
15
.
Innanzitutto, notiamo il grande risalto dato da Roseti agli esperimen-
ti sulle ‘arie’ di Stephen Hales (1677-1761), che avevano messo definiti-
vamente in crisi la concezione aristotelica dell’aria quale elemento pri-
mo
16
. Com’è noto, anche se Hales non riuscì a determinare le proprietà
dei gas che compongono l’atmosfera, designati indistintamente con il
termine ‘arie’, le sue ricerche avviano un nuovo e autonomo filone di
studi – la chimica pneumatica –, rivelatosi fondamentale per la progres-
siva trasformazione della stessa teoria del flogisto fino alle decisive sco-
perte di Lavoisier. Infatti, come ha sottolineato Ferdinado Abbri,
nelle concezioni chimiche del Seicento e dei primi anni del Settecento era
radicata la convinzione che l’aria fosse solo uno strumento fisico del muta-
mento e non un elemento chimicamente attivo: l’aria non era capace di com-
binarsi con i solidi e con i liquidi, poteva solo inserirsi in essi e funzionava da
strumento meccanico necessario per le reazioni
17
.
15
Roseti riporta numerosi esperimenti contenuti nel VI capitolo della
Vegetable
Staticks
(London, 1727) da lui citato nella traduzione francese di Buffon (Paris, 1735)
che dimostravano la proprietà chimiche dell’elasticità dell’aria. Roseti cita anche dalla
terza edizione degli Statical Essays (London, 1733) nella versione francese (
Haemasta-
tique, ou la Statique des Animaux
, Génève, 1744) di Boissier de Sauvages, appena
pubblicata. Sul ruolo decisivo della nuova chimica nella cultura scientifica napoletana
della seconda metà del Seicento vedi M. T
ORRINI
,
Uno scritto sconosciuto di Leonardo
di Capua in difesa dell’arte chimica
, in questo «Bollettino» IV (1974), pp. 126-139; I
D
.,
Un episodio della polemica tra ‘antichi’ e ‘moderni’: la disputa sulla macerazione dei lini
nel lago di Agnano
, ivi, V (1975), pp. 56-70.
16
Sulla figura e l’opera del reverendo inglese vedi D. A
LLAN
,
Science, philanthropy
and religion in 18th Century Teddington: Stephen Hales
, Twickenham, 2004.
17
F. A
BBRI
,
Le teorie chimiche
, in
Storia della scienza moderna e contemporanea
, di-
retta da P. Rossi, vol. I,
Dalla rivoluzione scientifica all’età dei Lumi
, a cura di F. Abbri
et alii
, Torino, 1988, p. 548; I
D
.,
Le terre, l’acqua, le arie. La rivoluzione chimica del Set-
tecento
, Bologna, 1984. Dal modello fisico-meccanicistico non si discostarono le ricer-
che di Severino e Cornelio sull’aria e la respirazione dei pesci.
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