ANTONIO BORRELLI
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Già in quest’opera – e il brano appena citato lo conferma – Sarcone
prestava molta attenzione agli stili di vita della popolazione, alle sue
abitudini alimentari, ai suoi costumi, alla sua mentalità. Essa conte-
neva, oltre all’analisi delle febbri e alle terapie sperimentate, una sorta
di indagine storico-antropologica della realtà meridionale, continuata e
approfondita nelle opere successive di Sarcone. Infatti, anche nella
Prefazione
a
Del contagio del vajuolo e della necessità di tentarne l’estir-
pazione
, opera pubblicata a Napoli nel 1770, Sarcone scriveva che «la
ragione della varietà degli aspetti, e dell’anomalia, o sia irregolarità, ed
incostanza» delle malattie, compreso il vaiolo, nasceva «dall’unione
delle forze combinate dell’aere, della stagione, del clima, del tempe-
ramento, dell’età, del sesso, del vitto, del genere di vita», e anche delle
«circostanze, nelle quali si trova[va] una macchina, delle sedi attaccate, e
sovente della perversa e perturbante maniera di curare»
25
. Per questo
invitava i supremi magistrati di sanità a soccorrere la parte più debole
della popolazione, il cosiddetto «popolo minuto», il cui modo di vivere
facilitava la propagazione del contagio. Scriveva Sarcone a tal proposito:
La scarsa e misera loro suppellettile, la naturale impulitezza, la pesante dab-
benaggine, con cui vivono e le anguste loro abitazioni sono mezzi troppo effica-
ci a procurare la propagazione di un male putrido e contagioso. E non è da ta-
cersi che merita attenta considerazione anche il loro stato: essi vivono d’indu-
stria, la necessità di sostenere la vita gli obbliga a girare dappertutto, e di essere
in frequente commercio con molta parte della rimanente popolazione
26
.
Per fare fronte al vaiolo e ad altre epidemie, era necessario un forte
intervento dello Stato, con il varo di misure urgenti ed efficaci:
È sempre misero quel Principe che ha poche vite, intese a favorire i suoi
grandiosi disegni: è sempre infelice quel regno, in cui le perdite, inseparabili
dalla natura umana, non sono emendate da’ mezzi, che influiscono alla con-
servazione, ed alla moltiplicazione della stessa
27
.
25
I
D
.,
Del contagio del vajuolo e della necessità di tentarne l’estirpazione
, in Napoli,
nella Stamperia Simoniana, 1770, p. 15. Per il dibattito sul vaiolo a Napoli cfr. A. B
OR
-
RELLI
,
Dall’innesto del vaiolo alla vaccinazione jenneriana: il dibattito scientifico
napoletano
, in «Nuncius. Annali di storia della scienza» XII (1997) 1, pp. 67-85.
26
M. S
ARCONE
,
Del contagio del vajuolo
, cit., p.
XI
.
27
Ivi, p. 456.
1...,58,59,60,61,62,63,64,65,66,67 69,70,71,72,73,74,75,76,77,78,...236