MEDICINA, SCIENZA E POLITICA IN MICHELE SARCONE
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bizzarre usate dal volgo»
55
: insomma, si era servito di una lingua trop-
po popolare. Avvicinandosi allo «spirito plebeo», aveva corrotto la
purezza della parlata napoletana, quella usata dalla nobiltà, che poteva
competere, in piena autonomia, con gli altri volgari illustri italiani
56
.
Non basta: «[…] l’autore, per rendersi lepido, non s’astenne dalle più
grossolane oscenità né dalle immagini più schifose»
57
. La pubblicazio-
ne di una simile opera, che aveva avuto peraltro numerose ristampe,
era stata possibile grazie a un «governo politico e religioso» corrotto
che scorgeva in essa uno «istrumento attissimo a condurre la nazione
all’avvilimento e alla stupidità»
58
. La conclusione era la condanna sen-
za appello di un’intera epoca: «Con sì fatto concime si preparava quel
terreno ove si volean far sorgere le velenose piante del despotismo e
della superstizione […]»
59
. Basile e
Lo cunto de li cunti
venivano usati
con abilità da Galiani in una polemica, più politica che storiografica,
imbastita per esaltare il presente e liquidare, con poche, pungenti
battute, due secoli di storia. Una simile operazione culturale, per tanti
aspetti incomprensibile, nasceva da un’esigenza personale dell’abate,
così delineata da Raffaele Ajello:
Nella ricostruzione galianea interveniva come un elemento esterno la ne-
cessità di condannare il passato, ed in tal modo colpire quanto di esso soprav-
viveva nei suoi avversari. Bisognava squalificare i concorrenti per realizzare
una rivoluzione ideologica e politica e per avere il necessario spazio nella
corte. Bisognava indicare nella Spagna l’origine di tutti i mali del Regno e così
allinearsi alla direttiva politica asburgica del governo di Maria Carolina
60
.
Tra gli avversari di Galiani figurava anche Sarcone, che ricopriva
un ruolo di rilievo a corte e apparteneva, moralmente e intellettual-
mente, alla schiera dei «riformatori», degli allievi di Genovesi, verso i
quali il «Machiavellino» non aveva mai provato eccessiva simpatia. I
due abati, quantunque fossero stati allievi dello stesso «maestro», il
toscano Bartolomeo Intieri, ammiratore di Galileo e sostenitore delle
55
F. G
ALIANI
,
Del dialetto napoletano
, cit., p. 132.
56
Cfr., anche per la bibliografia, P. A
MODIO
,
Il disincanto della ragione
e l’assolu-
tezza del bonheur. Studio sull’abate Galiani
, Napoli, 1997.
57
F. G
ALIANI
,
Del dialetto napoletano
, cit., p. 133.
58
Ibid
.
59
Ivi, pp. 133-134.
60
R. A
JELLO
,
I filosofi e la regina
, cit., p. 694.
1...,67,68,69,70,71,72,73,74,75,76 78,79,80,81,82,83,84,85,86,87,...236