ANTONIO BORRELLI
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nella quale scriveva, con sottile umorismo, di accettare l’accusa di «lesa
maestà» lanciatagli da Sarcone:
Per dio, avete regione. Ne sono reo. Ma tutta la lesa maestà mia è d’aver
talvolta coglionato voi cogli amici, e riso di voi. In voi concentransi tutte le
maestà. Sono reo di morte. Ma v’è di peggio. Non solo sono reo d’avervi
coglionato: sono reo di starvi coglionando e mettendo in ridicolo anche ora:
Vi è di pessimo: ed è che vi coglionerò finché io viva
68
.
Che la risposta non fosse un gesto scherzoso si evince, oltre che dal
tono del linguaggio, degno di un Nicola Capasso, da una missiva di
Galiani a Lorenzo Mehus del 25 giugno 1782, nella quale faceva ri-
ferimento al
Dialetto napoletano
, a Sarcone e alla
Lettera terza
69
. Come
aveva scritto a proposito de
Lo cunto de li cunti
, Galiani riteneva che
non si sarebbe dovuto consentire la pubblicazione del pessimo «libel-
lo» di Sarcone, ma nel Regno, dove i cittadini godevano di grande li-
bertà, era impossibile sperare tanto. Una situazione che incoraggiava,
comunque, personaggi come Gaetano Filangieri e Giuseppe Maria
Galanti «a produrre buoni libri», la cui «raccolta» superava «quella
de’ cattivi». In ogni caso, Galiani non si preoccupava affatto del libro
di Sarcone perché, a differenza di quello di Basile, che per il suo suc-
cesso aveva provocato gravi danni alla società e corrotto i costumi,
sarebbe rimasto, come ogni cattivo libro, a imputridire, senza infamia
e senza lode, «sul letamaio» che l’aveva generato.
Come si è ricordato sopra, nel 1780 Sarcone diede alle stampe an-
che l’opuscolo
Aureo Regno di Ferdinando IV
. Lo scritto, lontano dalle
necessità polemiche della
Lettera terza
, è un’accurata analisi su quanto
era stato fatto e restava ancora da fare per rendere il Mezzogiorno una
nazione moderna. Esso contiene le linee fondamentali di un realistico
programma riformatore, il cui spirito è riassumibile nella seguente
frase, tipica degli illuministi meridionali: «Il cercare il maggior utile
possibile è la prima ed unica legge stabile d’ogni Stato»
70
. Un program-
ma che prevedeva un’economia in cui il denaro circolasse e non sta-
gnasse nelle mani di pochi, un commercio senza dazi e senza mono-
poli, una marina mercantile rinnovata dalle fondamenta, comode stra-
de di collegamento fra le principali città del Regno, poste più celeri,
68
Lettera pubblicata in F. G
ALIANI
,
Del dialetto napoletano
, cit., pp.
XLII
-
XLIII
.
69
Lettera pubblicata in I
D
.,
Opere
, cit., pp. 1156-1159.
70
M. S
ARCONE
,
Aureo Regno di Ferdinando IV
, s.n.t. [ma Napoli 1780], p.
XI
.
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