DAVIDE ARECCO
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I temi affrontati in tutte queste opere non rivelano un ingegno fuori
dal tempo (come peraltro da più parti si è talvolta invocato), né un an-
ti-scienziato o un negromante, che commercia con gli spiriti diabolici.
Quello che viene fuori da pagine in realtà molto complesse e ancora da
studiare in dettaglio è la rappresentazione di una scienza certamente
mista, che vede il suo autore passare con disinvoltura persino eccessiva
dalle suggestioni del biomeccanicismo cartesiano – conosciuto pure
grazie al tramite dei materialisti (il La Mettrie del «fratello massone»
Federico II) e
philosophes
, all’alba della loro stagione dorata – a quelle
solo apparentemente opposte d’un mai sopito retaggio alchemico. Il
Principe fu dunque, prima di ogni altra cosa, un grande sincretista.
Mente eclettica per eccellenza, devoto seguace (come Newton, Leib-
niz, a Napoli Paolo Mattia Doria) d’una
prisca sapientia
madre di ogni
conoscenza, di Sangro razionalizzò a suo modo la pratica iatrica, atten-
to ai risvolti strumentali dell’osservazione clinica e propenso a rilegge-
re illuministicamente le regole operazionali con le quali la scienza ac-
certa i fenomeni della vita.
Trattando di terapeutica e soprattutto dissezioni, sino a contempla-
re un’articolata meccanica del corpo umano, il Principe mosse
dall’alchimia tradizionale alla iatrofisica post-galileiana. Solo la speri-
mentazione ripetuta può – anche per lui, come per tanti «moderni» –
provare la verità delle teorie. Se la metafisica scientifica del di Sangro
non eliminò mai del tutto alcune scorie legate ai fantasiosi modelli del
passato, la direzione da lui indicata, non senza audacia e coraggio, è
nuova e volta a percorrere strade poco esplorate. Il Principe non fu, né
volle essere, un mago. Non a caso, egli cercava conferme alle proprie
esperienze invocando l’autorevolezza di un Nollet. Il percorso compiu-
to da Raimondo, a mezzo di mille difficoltà, ci può ricordare quello di
Francesco Giuseppe Borri un secolo prima. Come durante la seconda
metà del Seicento col milanese Borri – alchimista e medico, insisten-
temente cercato da Newton – nel Settecento col Principe di San Seve-
ro, si rende palese quello che Salvatore Rotta ha chiamato il «rovescio
mistico della rivoluzione scientifica» di età moderna
10
.
10
Su Borri si veda S. R
OTTA
,
Francesco Giuseppe Borri
, in
Dizionario biografico
degli italiani
, vol. XIII, Roma, 1971, pp. 4-13. Al mondo di Borri rinvia anche la stam-
pa voluta dal Principe del
Conte di Gabalis
. Tra l’altro, Montfaucon, in occasione del
suo viaggio italiano, conobbe – oltre che l’astronomo Giovanni Giustino Ciampini,
l’animatore della Accademia fisico-matematica, patrocinata a Roma dall’ex-regina Cri-
stina di Svezia – proprio Borri (cfr. B. M
ONTFAUCON
DE
V
ILLARS
,
Diarium Italicum
,
1...,78,79,80,81,82,83,84,85,86,87 89,90,91,92,93,94,95,96,97,98,...236