IL PRINCIPE DI SAN SEVERO
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La iatrochimica del di Sangro, oltre che nei libri succitati, rifulge
anche, in architettura, nella Cappella della sua famiglia. La piccola
chiesa, con i suoi influssi massonici e le sue allegorie, è un autentico
capolavoro del tardo Barocco napoletano, cui parteciparono al tempo
artisti e maestranze di grande notorietà. Era stata fondata da Alessan-
dro di San Severo nel 1613, pareva sul luogo d’un antico tempio con-
sacrato a Iside. Don Raimondo, continuando la strada intrapresa dal
suo antenato Alessandro, abbellì la cappella gentilizia con statue ricche
di allegorie dal multiforme significato – alchemico-chimico in certi ca-
si, muratorio in altri – impegnandovi ingenti risorse finanziarie, sino a
fare della chiesetta uno dei maggiori tesori artistici di Napoli
11
. La
Cappella San Severo, si sa, è nota quasi ovunque in ragione delle tre
statue che la adornano, la cui esecuzione materiale rimane un misterio-
so enigma. Una ipotesi avanzata dai contemporanei estimatori del di
Sangro è che essa sia il risultato di un procedimento messo a punto dal
Principe per marmorizzare un tessuto. Quanto all’interpretazione delle
allegorie, questa verte senz’altro sul messaggio illuministico e scientifi-
co, secondo il quale attraverso la ragione ed il suo uso l’uomo può di-
singannarsi e liberarsi dalle false verità, allo scopo di poter così acco-
gliere le autentiche certezze.
Si è fatto più sopra cenno all’interesse del di Sangro per gli apparati
strumentali e la tecnica in generale. Va precisato che quella concernen-
te le invenzioni del Principe, presunte o reali, resta una questione piut-
tosto controversa, dal momento che alcune si trovano menzionate sol-
tanto nella
Lettera apologetica
, stesa nel 1750. Sorvolando sulla que-
stione – attribuzione o auto-attribuzione? – quanto mi preme, ai fini
del presente discorso, è richiamare qui l’attenzione sulle note macchi-
ne anatomiche di don Raimondo. Tra l’altro, l’invenzione di queste ul-
time è, forse, la sola giunta sino a noi. Si tratta di due modelli anatomi-
ci in grandezza naturale, costituiti da due scheletri umani (di uomo e
di donna) su cui è incastellato il solo albero sanguigno, dai colori diffe-
renziati blu e rosso; ora, la leggenda vuole che di Sangro avesse ottenu-
to tale metallizzazione del circuito sanguigno iniettando un composto
Lutetiae, 1702, p. 97; A. V
ALÉRY
,
Correspondence inédite de Mabillon et Montfaucon
avec l’Italie
, III, Paris, 1947, pp. 84 sgg.). Per di Sangro, quindi, fare uscire dalla pro-
pria tipografia sotterranea lo scritto di Montfaucon era come riattingere all’universo di
conoscenze medico-alchemiche di Borri stesso.
11
M. P
ONTICELLO
,
Napoli, la città velata
, Napoli, 2007.
1...,79,80,81,82,83,84,85,86,87,88 90,91,92,93,94,95,96,97,98,99,...236