IL PRINCIPE DI SAN SEVERO
93
Questo – da più parti, principalmente la Chiesa e le rozze masse – si
disse a proposito di don Raimondo. Nulla di più falso. San Severo fu
vittima di accuse prive di alcun fondamento, che gli procurarono co-
munque una
damnatio memoriae
immeritata. Il Principe non fu affatto
quel che di lui si diceva, malignamente
15
. E non fu un intellettuale alla
Paolo Mattia Doria. Oppure un Vico in chiave alchimistica, Vico che
poi era del Doria amicissimo
16
. Per nulla ‘ozioso’, il Nostro seppe a-
prirsi alle scienze –
in primis
quelle della vita, non sempre e non solo
nuove – per arrivare a rileggerne i contenuti secondo parametri assolu-
tamente personali. Fu un figlio del suo tempo, sul piano tanto politico-
sociale quanto su quello scientifico-accademico
17
. Illuminista a metà,
coltivò la scienza chimico-medica (oltre che una tecnologia storica-
mente ancora da venire) in una maniera talora asimmetrica rispetto ai
modelli epistemici del Settecento. Un Settecento al quale peraltro il
15
Tra i nemici del Principe, vanno annoverati il nunzio Apostolico a Napoli, Mon-
signor Gualtieri, il cardinale Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato del Lambertini
durante il periodo del suo pontificato (1740-1758), la Sacra congregazione de Propa-
ganda Fide, la Sacra Consulta, i padri gesuiti Innocenzo Molinari e Francesco Pepe.
Nel 1746, si sa, vi era pure stato un tentativo d’introdurre l’Inquisizione nel Regno di
Napoli. Anche il grande Antonio Genovesi aveva detto, negli stessi giorni, che si deve
«vegliare sulle intraprese di Roma e degli arcivescovi di Napoli, per quello che appar-
tiene a questo formidabile e sanguinario tribunale». Sempre l’abate Genovesi – quan-
do di Sangro morì, la sera del 22 marzo 1771 – appuntò nella sua
Autobiografia
che ciò
avvenne a causa di un «malore cagionatogli dai suoi meccanici esperimenti». Con tutta
probabilità, aveva inalato o ingerito qualche sostanza tossica nel corso delle lunghe
notti passate nel suo laboratorio. Una fine degna di un martire della scienza. Sui le-
gami tra il Principe e Genovesi, mi permetto qui di rimandare al mio
Antonio Genove-
si e l’immagine lockiana della scienza
, in «Studi settecenteschi» XXIII (2003), p. 152.
Anche al San Severo, come a Genovesi, credo possa attribuirsi la qualifica di lockiano.
16
Si vedano, in merito, S. R
OTTA
,
Paolo Mattia Doria
, in
Dal Muratori al Cesarotti
,
V,
Politici ed economisti nel primo Settecento
, a cura di G. Ricuperati, Milano-Napoli,
1978, pp. 837 sgg.; I
D
.,
Paolo Mattia Doria rivisitato
, in «Studi settecenteschi» III-IV
(1982-1983), pp. 45-88. Una delle poche tangenze tra Doria e San Severo, oltre alla
fede nella
philosophia perennis
, è l’interesse per l’arte militare. Doria fu infatti autore,
tra le altre cose, de
Il capitano filosofo
(Napoli, Vocola, 1739) e nelle lezioni di Medi-
nacoeli trattò arte militare e conduttori d’eserciti (
Altri manoscritti di Paolo Mattia Do-
ria
, a cura di A. Spedicati, Galatina, 1986, pp. 55-83).
17
V. F
ERRONE
,
I profeti dell’Illuminismo. Le metamorfosi della ragione nel tardo
Settecento italiano
, Roma-Bari, 2000, pp. 217-283, 415-422. E sempre Ferrone (
La so-
cietà giusta ed equa. Repubblicanesimo e diritti dell’uomo in Gaetano Filangieri
, Roma-
Bari, 2003, p. 83), ha fatto giustamente notare come la Libera Muratoria del Principe
fosse ancora pre-giacobina e quindi improntata a un’aristocrazia del sangue.
1...,83,84,85,86,87,88,89,90,91,92 94,95,96,97,98,99,100,101,102,103,...236