IL PRINCIPE DI SAN SEVERO
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rosa-crociano, quindi criptati e decifrati secoli dopo da Clara Miccinel-
li. Da quanto viene riportato, sembra che il Principe avesse intravisto
fenomeni di radioattività naturale a metà del secolo diciottesimo. Egli
si accorse infatti che il «raggio attivo» – da lui, profeticamente, così
denominato – proveniente da un ignoto minerale (la «pechbenda», va-
le a dire le ‘sostanze cristalline, luminescenti al buio color di pece e
d’olive, che ebbi in dono da Sua Maestà [il re] di Prussia, che io purgai
da silicio, rame e varie impurità in crogiolo e in vari cammini alchemi-
ci’, si legge). Il minerale si estraeva in Boemia, dalle cui miniere pro-
venne a metà Ottocento il materiale grezzo dal quale i coniugi Curie
isolarono il radio, e il Principe scoprì che aveva un effetto mortale sui
viventi (da lui testato sulle farfalle) che si poteva schermare ricorrendo
soltanto al piombo – da lui chiamato, in omaggio alla tradizione rina-
scimentale, Saturno. Se è vero che di Sangro seppe compiere studi di
elettro-magnetismo
ante litteram
, i quali lo condussero inconsapevole
alle soglie della scoperta di uranio e polonio, potrebbe darsi che alle
radiazioni emanate da questi ultimi si debba allora attribuire la sua fi-
ne. Una morte chimica, che ricorda tuttavia anche il precedente del
Ciampini alla fine del Seicento. Sulla lapide tombale del Principe, co-
stituita da una grande lastra di marmo ricoperta da una scritta latina in
rilievo (opera sua) si legge che fu
uomo mirabile, nato a tutto osare, Raimondo di Sangro, Capo di tutta la
sua famiglia, Principe di San Severo, Duca di Torremaggiore. […] Illustre
nelle scienze matematiche e filosofiche, insuperabile nell’indagare i reconditi
misteri della Natura, esimio e dotto nei Trattati, e nel comando della tattica
militare terrestre e, per questo, molto apprezzato dal suo Re e da Federico di
Prussia […], imitando l’innata pietà a lui pervenuta per l’ascendenza di Carlo
Magno imperatore, restaurò a sue spese e con la sua saggezza questo tempio,
[…] affinché nessuna età lo dimentichi
.
Sulla lapide viaria che, invece, gli è stata intitolata sulla piazza prin-
cipale di Torremaggiore, in Puglia, leggiamo «chimico e matematico».
Come un uomo di scienza, non per altro, desiderava dunque essere ri-
cordato il Principe. Gian Carlo Lacerenza ha provato a descrivere il
messaggio da don Raimondo trasmesso ai posteri, ossia
trovare la pietra, nascosta nella luce, sublimando la luce nascosta. Quanto
ai modi per realizzarlo, egli con la sua consueta liberalità ha voluto benevol-
mente indicarceli nella sua Cappella gentilizia, per il disinganno e l’educazio-
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