IL PRINCIPE DI SAN SEVERO
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prese, tra l’altro, dall’ignaziano Domenico Quartieroni, in assoluto uno
dei maggiori matematici della prima metà del Settecento, stimatissimo
da Newton
22
. Analoga considerazione, nel tramonto del secolo, ebbe
per il Principe un altro newtoniano, il
savant
illuminista e gran viaggia-
tore Lalande. La vita di don Raimondo fu appartata e pressoché solita-
ria, tutta dedita alle ricerche predilette. In queste, senza dubbi o riser-
ve, egli fece propria un’impostazione squisitamente utilitaristica, molto
inglese negli assunti di fondo
23
. Né tralasciò le lingue, giungendo a leg-
gere perfettamente arabo e siriaco, indispensabili per intendere in modo
corretto i
secreta naturae
degli antichi popoli orientali. Tutto ciò non gli
risparmiò la messa all’Indice della sua
Lettera apologetica
, dichiarata
colpevole per il malcelato epicureismo di questo Adepto del Sapere
24
.
22
Nel 1713 – tramite Francesco Bianchini, in quell’anno a Londra – Newton aveva
fatto di Quartieroni uno dei cinque destinatari del
Commercium epistolicum
, fresco di
stampa. Il grande inglese, sostenuto dalla Royal Society di cui era presidente, stava infatti
avviandosi a vincere la sua battaglia con Leibniz in merito alla priorità nell’invenzione del
calcolo infinitesimale. Su questi argomenti, mi sono diffuso nel mio
Tra filologia, erudi-
zione e storia. Il dialogo scientifico fra Italia e Gran Bretagna negli studi bianchiniani di
Salvatore Rotta
, in «Giornale critico della filosofia italiana», in corso di stampa.
23
Ripensiamo, nel caso del Principe, all’interesse assai vivace per la difesa interna
dei baluardi nelle cittadelle, per la pittura eloidrica per miniature, per la tessitura dei
drappi. Oppure ancora al cannone che fece costruire, in grado di funzionare egregia-
mente non solo con una minore dose di polvere pirica, ma dotato anche di un peso
specifico così minimo da consentirne un agevole trasporto per i soldati. Indimenticabi-
le e stupefacente pure il
Tempio della felicità
, una grandiosa macchina pirotecnica fatta
fabbricare nel 1740 – ricca di cupole, di scalinate e di elefanti – incendiata la quale
comparivano simulacri di giardini con fontane zampillanti, svariati fiori e uccelli
d’ogni tipo. Il tempio piacque tantissimo al cavalier Michetti, ingegnere civile del prin-
cipe di Moscovia e zar di tutte le Russie Pietro III.
24
Vedasi C. V
ILLANI
,
Scrittori ed artisti pugliesi
, Napoli, 1920, pp. 201-203. Nel
corso del Settecento, d’altra parte, la rinomata scuola alchemica napoletana – cifra di
un ‘altro’ Illuminismo, piuttosto che di un anti-Illuminismo – coinvolse, assieme al
Principe, anche altri studiosi dal provato valore scientifico. Le loro ricerche riguarda-
rono, sopra ogni altra cosa, la trasmutazione dei metalli e l’esame delle loro proprietà
fisiche. Visto in quest’ottica, di Sangro è solo il rappresentante più illustre di questi
scienziati napoletani, ostinati nel ricercare ed eleganti nello scrivere, Certo, San Severo
seppe conseguire risultati superiori, specie nella balistica e nella resa plastica ‘a freddo’
del ferro. Ma è poco convincente l’immagine del Principe che celerebbe, sotto la
propria veste di filosofo chimico, la sua vera identità di iniziato, limitandosi a vestire in
termini scientifico-illuministici un più profondo portato sapienziale. Può risultare in-
fatti vero pure il contrario, come tornano a rammentarci le grandi conoscenze del
Nostro nel campo della ‘notomia’ e segnatamente il suo studio del sistema venoso. È
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