IL NEOVICHISMO DI STANIS
Ł
AW BRZOZOWSKI
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dell’«Antichità» per la stessa connessione, il «Diritto Naturale» nelle
riflessioni dei giuristi romani, sono i temi dei brani ripresi dal cap. VII,
«Ordine Naturale d’Idee intorno al Diritto delle Nazioni, per le Loro
proprie Religioni, Leggi, Lingue, Nozze, Armi e Governi», dello stesso
Libro Secondo, pp. 30 e 33, segnato da Brzozowski con i numeri 15 e
16.4.
Significative si presentano altresì le selezioni finali riprese dal testo
della stessa
Scienza nuova
1725 («Corollario»
,
Libro Secondo, pp. 34-
35 sempre della stessa edizione di Ferrari). Il brano indicato con il nu-
mero 16 e intitolato «Il metodo di Vico», omesso nelle edizioni poste-
riori, sembra riassumere il procedere vichiano. Come spiega il pensa-
tore napoletano, l’origine e l’essenza delle «cose qui concepute» sono
da trovare non in altro che nell’«intima sostanza della nostra anima».
Quelle cose «vere», «finora racchius[e] in noi stessi», «oppressi dal
peso della memoria di ricordarsi», «sregolate» o «trasformate», ven-
gono qui nella sua opera raccolte e spiegate.
Vogliamo osservare che un tale ragionamento ci rinvia a quell’
illative sense
dell’individuo sopra accennato, contestualizzato qui su un
piano più vasto. È una figura di
pars pro toto
che esprime un senso col-
lettivo o una memoria collettiva, costituita da momenti individuali, an-
che se in definitiva superati dalla totalità del risultato.
Lo stesso brano potrebbe essere interpretato nel senso di una mo-
destia da parte di Vico, come umiltà nel presentarsi. Diversamente po-
trebbe essere anche interpretato come espressione della sua dignità
scientifica, come orgoglio d’aver creato la sua
Scienza,
documentata e
confermata dalle fonti perenni della natura delle cose umane. Il brano
che segue (numero 17) annulla tuttavia il valore di queste differenze e
pone l’essenza della questione su un altro piano. È da notare qui che il
passo in questione è stato scelto dal curatore intenzionalmente contro
l’ordine del suo normale procedere, in quanto con esso non si pro-
segue ma si ritorna al precedente cap. VII, «Ordine Naturale d’Idee»
.
L’
Antologia
si chiude su una tesi fondamentale: «[I]l Mondo delle
Nazioni è stato ordinato da Dio». «La Divinità, o sia Mente che vede
l’avvenire», il «seppellire i morti, che da’ Latini si dice humare» inteso
come Umanità, sono «due gran principii» dai quali si deve «prendere
incominciamento [del]la Scienza delle Divine ed Umane cose» (p. 32).
La Divinità che «vede l’avvenire», che creò la Natura e l’Umanità,
che è il principio delle scienze Divine e Umane è un filone del ragiona-
mento vichiano abilmente sottolineato dal curatore dell’
Antologia
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