GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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to, e a modificarne risolutamente caratteri e portata, sicuramente inter-
veniva in particolare, come è stato detto, «la meditazione di Gramsci
sulla funzione dell’intellettuale nella società italiana», contribuendo a
«far scattare quella potente molla d’interesse per il contemporaneo»,
quell’«impegno civile» che si esprimeva in lavori quali le
Cronache di
filosofia italiana
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.
L’implicazione più visibile del rinnovamento dell’ispirazione del-
l’indagine storiografica gariniana fu dunque il compito di ripensare e
ricostruire processi culturali recenti della storia della cultura italiana
tra Ottocento e, soprattutto, primo Novecento. Ma anche processi più
lontani furono investiti, e in effetti in maggiore profondità. Senza però
– va detto – che l’avvertito Garin cedesse alla tentazione di istituire
nuove meccaniche ricostruzioni di sapore ‘genealogico’ di una grande
tradizione italiana quali quelle avanzate con riferimento ancora a Vico
(come Rinascimento-Galileo-Vico-Labriola-Gramsci): alle quali soltan-
to forzatamente avrebbero potuto essere piegate sue tesi scaturite vice-
versa in primo luogo sul terreno dell’indagine storico-filologica, quali
quelle – sulle quali si verrà – della ‘continuità’ fra la cultura rinasci-
mentale, anticipatrice della scienza moderna, e Galileo, e tra questi e
Vico. Il punto è assai delicato, e richiederebbe precisazioni ed appro-
fondimenti che vanno rimandati ad altra sede. Basterà qui aggiungere
che certamente non manca di operare in Garin l’idea, implicita o an-
che esplicita (specie negli anni ’50-’60), di una tradizione italiana di se-
gno umanistico, e anche storicistico (nella quale in ultimo si inseriva
Gramsci). Ma quell’idea, a parte che non conduce mai ad astratte
genealogie, va ricondotta al nucleo davvero essenziale e persistente
della meditazione, dell’ispirazione, di Garin: l’idea, il valore, di una
humanitas
integra, che trova nell’umanesimo il suo inizio moderno, e
con questo una modernità non esaurita. Tant’è che a questo processo
umanistico della modernità sono consentaneamente ricondotte svariate
esperienze e figure: dai moralisti inglesi (in inediti precoci accostamen-
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Le parole citate sono di D. D
ELLA
T
ERZA
,
Eugenio Garin, critico della cultura
contemporanea
, contributo apparso in «Belfagor» XXXVI (1981), pp. 381-397, poi
raccolto nel volume dello stesso autore, da cui cito,
Letteratura e critica tra Otto e No-
vecento: itinerari di ricezione
, Cosenza, 1989, p. 218. L’autore in tale contributo saggia-
va una ricognizione dei debiti e dei confronti di Garin con Gentile, Croce e Gramsci
che, sistematicamente condotta, costituirebbe consistente parte di uno studio organico
sulla biografia intellettuale dell’insigne studioso.
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