1. A guardare, sfogliare, ‘annusare’ il volume elegante e prezioso
che raccoglie la ristampa anastatica del
De uno
, a leggere la
Presen-
tazione
di Fulvio Tessitore e l’ampia nota introduttiva di Fabrizio
Lomonaco, viene subito in mente una prima osservazione, che ha a che
fare col singolare destino novecentesco di questo libro: il
De uno
– non
tutto il
Diritto universale
, ma solo questa parte, solo il
liber unus
– è
l’unico testo latino di Vico, tra quelli importanti, che non sia stato
tradotto in italiano nel XX secolo. Ben cinque, come si sa, le versioni
dell’Ottocento: quelle di Corcia, Amante, Giani, Pomodoro e Sarchi,
che escono tra l’altro in un arco di tempo relativamente breve, tra il
1839 e il ’66. Poi, più nessuna traduzione. L’edizione Cristofolini del
Diritto universale
(Sansoni, 1974) per il
De uno
ripropone la versione
di Carlo Sarchi, di gran lunga la migliore tra quelle ottocentesche, pre-
sentata dal curatore, nella nota editoriale, come «ottima […], guidata
da una chiara penetrazione filosofica del mondo speculativo vichiano»:
un giudizio assolutamente condivisibile, non certo inficiato da qualche
oscurità di fronte a certi aspetti più tecnici e meno frequentati del
testo; e un giudizio a sostegno del quale si potrebbe aggiungere il
fascino di una prosa rotonda e classicheggiante, non priva di ricercati
arcaismi, niente affatto stonata per l’autore della
Scienza nuova
. E poi
Sarchi – per inciso – è di per sé una figura curiosa, interessante, un
personaggio strano, avventuroso; nato a Vienna da una famiglia ebrea
di origini istriane, trapiantato in Francia, imprenditore di successo nei
settori economici più svariati (istituti di credito, filatura, candele stea-
riche), capace di scrivere di economia politica, di polemizzare niente-
meno che con le banche di Francia e Inghilterra sulle eccessive oscil-
lazioni del tasso di sconto, o col governo italiano sulla «crisi delle fer-
rovie» (nel 1866!); frequentatore del bel mondo, brillante conversato-
re, spirito fieramente laico, liberale e anticlericale; e anche appassio-
nato lettore di Kant, ma soprattutto di Spinoza e di Vico: autodidatta,
1...,123,124,125,126,127,128,129,130,131,132 134,135,136,137,138,139,140,141,142,143,...256