ENRICONUZZO
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so un’occasione per una larga messa a punto in proposito, che guardi
al di là del versante filologico dello studio del testo: almeno così riten-
go che possa essere accolta per mia parte la sollecitazione a partecipare
alla sua presentazione.
Mi pare che si possa riconoscere che, nell’enorme crescita degli in-
teressi e degli studi su Vico, gli scritti del
Diritto universale
hanno con-
tinuato a essere per lo più non molto frequentati (e molte volte ad es-
sere in sostanza ignorati). Non pare difficile trovare le ragioni di ciò.
Nell’aprirsi e poi pieno esplicitarsi, tra il finire degli anni ’50 e poi
la fine degli anni ’60 e gli inizi dei ’70, di ciò che fu giustamente defini-
to come un ‘nuovo corso degli studi vichiani’, l’esigenza maggiore, co-
munemente condivisa, era quella di mettere da parte la stagione delle
interpretazioni sistematiche: magari legate al metodo e al gusto del rin-
venimento di grosse tradizioni o astratte genealogie speculative, o an-
che all’urgenza di revocare in dubbio, quando non rovesciare, antiche
impostazioni, o di proporne altre del tutto rinnovate. In questo senso,
se non era sbagliato, a ridosso di quegli anni, accettare il 1948 come il
termine
a quo
di una nuova stagione delle ricerche in ambito vichiano,
così come faceva Antonio Corsano in pagine dense, e come sempre
mai banali, di una sua ‘rassegna’
1
, è pur vero che non riposavano su di
un retroterra di puntuale lavorio storico-filologico interventi innovati-
vi, peraltro così diversi, come quelli rispettivamente di Abbagnano e
Paci: nell’un caso un’intelligente organica revisione interpretativa inci-
sivamente simmetrica alle sintesi monografiche criticate, nell’altro una
suggestiva rilettura del pensiero vichiano in una contemporanea chiave
fenomenologica. Si sentì invece più urgente negli anni seguenti innan-
zitutto il compito di un esteso, accurato, paziente, scavo critico-filolo-
gico idoneo a restituire Vico al suo tempo, agli ambienti effettivamente
frequentati, alle sue letture, e quindi esteso anche ad indagini organi-
che sulla cultura meridionale tra Seicento e Settecento e sulle figure di
1
Riferendosi alla periodizzazione adottata da Elio Gianturco per stilare una
Selective
Bibliography of Vico Scholarship
, apparsa in «Forum Italicum», Corsano diceva che
«anche la data iniziale del 1948 ci sembra opportuna perché divide quasi esattamente
due fasi di queste ricerche: conchiudendo quella che si potrebbe dire la letteratura siste-
matica caratterizzata dalle grandi monografie interpretative di vario e opposto indirizzo
(Croce, Gentile, Nicolini, Amerio) e dando inizio alla ricerca analitica che ha infaticabil-
mente tormentato quelle interpretazioni, avviandone una revisione critica» (A. C
ORSANO
,
Vent’anni di studî vichiani
, in «Cultura e scuola» IX, 1970, 35, p. 84).
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