DE UNIVERSI JURIS UNO PRINCIPIO ET FINE UNO
155
problema ‘umanologico’ del diritto (denso di tutte le questioni etico-po-
litiche implicate dalla sfera dell’agire collettivo umano) egli intese ricon-
durre ad un saldissimo fondamento metafisico, entro un impianto ‘de-
duttivistico’ di discorso che di quel testo decide un’architettura non
esteriore, se entro di essa si conduce ad abitare tutte le materie trattate?
O, per dirla in altri termini, quando dall’iscrizione nel
De antiquissima
del problema gnoseologico entro un impianto onto-cosmologico si passò
alla sua iscrizione ad un impianto onto-teologico, ma entro un’impor-
tante curvatura problematico-tematica dettata dalla ben influente scelta
del diritto, e quindi in una direzione antropologico-politica?
In verità, è difficile negare coerenza interna ad un discorso sull’«or-
do» impiantato metodicamente, concettualmente, argomentativamen-
te, su di una struttura dimostrativa, e su di una precisa, anche se ‘labo-
riosa’, soluzione, consistente essenzialmente nel congiungere stretta-
mente «velle» e «nosse» (oltre che ovviamente «posse»), e dunque
bloccando una possibile deriva volontaristica ‘cartesiana’ del problema
delle idee eterne. Come è difficile negare che la peculiarità di problemi
e soluzioni speculative producesse uno scarto assai forte rispetto alla
‘ipotetica’ metafisica onto-cosmologica del
De antiquissima
; e anche
rispetto all’avvio di una inedita storia integrale della civiltà nella
Pars
posterior
del
De constantia
22
: dove si fruiva della condizione di potere
mettere sullo sfondo la metafisica ontologica-teologica la cui elabo-
razione era stata affidata al
De uno,
e anche di farla in una certa misura
‘deperire’, nel mentre veniva dichiaratamente messo alla prova il
tentativo dare luogo ad una nuova epistemologia, alla «nova scientia»
del mondo civile delle nazioni.
In tal senso – sul punto dei rapporti tra
De uno
e
De antiquissima
(e
dall’altra parte la
Scienza nuova
), dunque tra «verum-certum» e «verum-
factum» – c’è da discutere se non sia il caso di svincolarsi definitiva-
mente da un’impostazione (che in effetti ha unificato prospettazioni
critiche che parevano ‘opposte’, già da quelle di Fassò e di Badaloni) che
22
Una ‘storia dell’umanità’, della ‘civiltà’, che presentava indirizzi e materiali di
indagine ora variamenti riproposti o rimodellati successivamente, ora caratterizzanti
precipuamente quel testo (come ad esempio un’attenzione assai viva ai fattori materiali
della ‘civiltà’). Sull’importante venire alla luce di svariati temi e materiali di un primo
disegno di una storia della civiltà già nel
De uno
, mi sia consentito, per brevità, rinviare
almeno al mio volume del 2001,
Tra ordine della storia e storicità. Saggi sui saperi della
storia in Vico
, Roma, 2001, pp. 150-152.
1...,145,146,147,148,149,150,151,152,153,154 156,157,158,159,160,161,162,163,164,165,...256