MARCO VENEZIANI
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Ben vengano dunque le ristampe anastatiche, se servono a rimet-
tere in circolazione i testi di cultura fondamentali. In proposito, sap-
piamo che un’approfondita discussione s’è svolta fra gli studiosi circa
trent’anni or sono, ed Eugenio Garin ha spezzato più di una lancia a
favore della riproduzione di buone edizioni antiche, spesso come via
più agevole e rapida rispetto alla ripresa di edizioni tarde o rispetto
alla lavorazione – sempre onerosa – di edizioni critiche. Noi stessi ab-
biamo mostrato, crediamo con ampia documentazione, che l’
editio
princeps
del
De studiorum ratione
, curata personalmente da Vico nel
1709, è del tutto esente da un buon numero di mende – talune davvero
notevoli – che ne hanno alterato il testo, accumulandosi man mano
attraverso le riedizioni ottocentesche e fino a Fausto Nicolini
4
. Ma non
sarebbe giusto contrapporre sempre e comunque la ristampa anasta-
tica alla tradizionale edizione critica. Come sottolinea Fulvio Tessitore
nella
Presentazione
del volume che qui recensiamo, la prima può inve-
ce completare con grande efficacia la seconda proprio attraverso
l’esibizione integrale e diretta, nella sua immediata concretezza storica,
di quel paratesto – la confezione, la veste editoriale – che l’autore ha
predisposto o ha contribuito a predisporre, e che di solito l’edizione
critica non riesce a conservare. Nei suoi studi vichiani Nicolini ci ha
perfettamente informato della consuetudine di Vico col lavoro di librai
e tipografi, ci ha raccontato delle precise raccomandazioni che il no-
stro autore era solito unire ai manoscritti; per non dire delle vicende
biografiche che di volta in volta lo hanno condotto a scegliere per i
suoi libri questo o quel carattere di stampa, questo o quel formato di
pubblicazione. E non si tratta solo di restituire appieno un’informazio-
ne esterna al testo, ma storicamente rilevante. Moltissime volte il senso
stesso della pagina vichiana – come sa bene il lettore avvertito – è sa-
pientemente orientato dalla disposizione dei titoli marginali o dall’im-
piego del corsivo, pratiche editoriali all’epoca comuni, che – ancorché
datate – nell’uso frequente e consapevole da parte di Vico finiscono
per integrarsi solidalmente nel sistema della punteggiatura, arricchen-
dolo in modi affatto peculiari, pur nella generale adesione agli usi
scrittori settecenteschi. Non a caso insomma, fra i punti deboli del
grande lavoro di Fausto Nicolini sul
Diritto universale
e sulla
Scienza
4
Cfr. l’introduzione di M. V
ENEZIANI
,
‘De nostri temporis studiorum ratione’ di
Giambattista Vico
, prima redazione inedita dal ms. XIII B 55 della Bibl. Naz. di Napo-
li. Indici e ristampa anastatica dell’edizione Napoli 1709, Firenze, 2000.
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