RECENSIONI
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è questo libro? La risposta a me sembra evidente. Si tratta di una storia delia
cultura spagnola, attraverso l’osservatorio vichiano, svolta in chiave pluridi-
mensionale, che è una idea importante per definire l’idea di modernità come
la vede il Sevilla (pp. 29 e 201), del quale va, in proposito, ricordato un lavoro
recente del 2003, che enuncia i criteri di questa rinnovata chiave interpretati-
va,
Algúnas raíces filosoficas del pluralismo en la modernidad.
Anche questo è
un indizio e una conseguenza dell’interpretazione storicistica del Sevilla, se è
vero, come io credo che sia vero, che lo storicismo è per definizione pluralis-
tico e multidimensionale. ll che è altro segno della vicinanza, già rilevata con
la monografia del 1988, alla scuola storicistica napoletana.
Ma ritorniamo all’ ultimo libro del Sevilla e cerchiamo di precisare che co-
sa s’intende con storia della cultura. Quella dello studioso spagnolo è una sto-
ria della cultura di gusto comparativo, non soltanto di carattere storico-rico-
struttivo, come pur giustamente osserva Cacciatore nella sua «Presentazione»,
ma anche interpretativo, in quanto, tramite gli studiosi spagnoli di Vico o che
di Vico hanno risentito, il Sevilla mira a verificare la sua idea di una «ragione
critica» che specifica la «ragione storica» nel senso della piovaniana uma-
nologia vichiana, accettata e sviluppata. Nel suo «prologo», Heredia Soriano
cerca di definire le tipologie della storia della filosofia, per individuare quella
che si attaglia alla ricerca del Sevilla. Non lo seguirò in questa classificazione,
limitandomi ad osservare che concordo con lui quando sostiene che la storia
della cultura del Sevilla è governata dalla ricerca della «raíz ontológica» della
«razón problematica» che sta a cuore a Sevilla. Per mio conto, pur compren-
dendo l’esigenza dello studioso spagnolo, sono più propenso al vedere in lui la
ricerca delle ragioni di rifondazione dell’idea di modernità, che, risalendo al-
l’umanesimo classico
reiterpretato da Vico – acquista consapevolezza della
complessità del reale (il pluridimensionalismo, già più volte ricordato), che è
l’espressione della molteplicità del concreto non esauribile secondo la logica
dell’astratto. E si tratta di una chiave di lettura vichiana di Vico
.
In tale ottica possono
essere indicate e seguite le scansioni della varie fasi
della fortuna di Vico in Spagna, così come questo libro le descrive. Mi limito
a segnalare le due che mi sembrano più rilevanti in sé ed anche più indicative
del carattere dominante di questa considerevole ‘fortuna’, che le ricerche del
Sevilla hanno consentito di conoscere, nella loro specificità, senza approssi-
mazioni e semplificazioni. Dopo le anticipazioni settecentesche, il secolo della
prima vera fortuna spagnola di Vico è il XIX, centro della modernità (sia essa
accolta, sia essa criticata, sempre avvertita come il vero problema del momen-
to e sempre) con al centro Vico e la idea vichiana di modernità. Sevilla lo mo-
stra attraverso il personaggio più rilevante di questa fase, Donoso Cortés, che
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