RECENSIONI
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indica la cifra del ruolo di Vico. Nel Donoso illuminista e liberale, Vico è
pre-
sente
in quanto filosofo della modernità; nel Donoso tradizionalista, quando
non reazionario, Vico è assente proprio in quanto filosofo della modernità. Si
delinea in tal modo la linea del libro del Sevilla, che è governato, per dir cosi,
dalla dialettica assenza-presenza di Vico, con assonanza del criterio della
grande
Bibliografia vichiana
di Croce e Nicolini, dove anche le assenze, ancor
più delle critiche, sono considerate importanti per capire il filosofo, recepito o
respinto. In tale direzione l’altro principale centro della ricerca del Sevilla è
Ortega y Gasset e lo è non a caso. Vico è per Sevilla l’espressione di quella
che egli chiama la «modernità divergente», ossia non sulla linea del razionali-
smo cartesiano ma su quella di una diversa ragione, la «razón problematica»,
che è ragione storica, in quanto interessata a comprendere non solo e non tan-
to il vero quanto il verisimile, il certo e il vero nella linea non della verificazio-
ne del certo, ma della certificazione del vero, tanto da poter dire, storicistica-
mente,
verum pars certi
e non
certum pars veri
. Anche da qui la definizione di
un altro carattere metodologico e logico del vichismo del Sevilla. Lo studioso
spagnolo non mira all’attualizzazione di Vico o, ancor peggio, all’utilizzazione
di Vico attraverso questa o quella filosofia contemporanea (il modo peggiore
per negare il «lavorare in proprio», nel che Piovani giustamente scorgeva il
rigore del vero ricercatore, non interessato a raccattare per strada questo o
quel brandello di questo o quello, autentici mozziconi di sigari spenti, che si
pensa di poter rifumare). Sevilla è interessato a ciò che Vico, in contrasto col
proprio tempo, ha suggerito di
diverso
, poi, in parte o in tutto, sviluppato in
coerenza con le circostanze dei diversi momenti di questo sviluppo. In tal sen-
so credo che siano importanti le osservazioni dello studioso spagnolo che mi-
rano a distinguere le
novità
dal nuovismo e dalla
moda del nuovismo
, che, dice
Sevilla, serve «solo ad alterare il passato» del processo storico. In tal senso
egli si mostra fedele ad un principio di Vico del
De antiquissima
, che, ripensa-
to diventa un modo per capovolgere il gusto dell’attualizzazione di Vico per
individuare, al contrario e con rigore storiografico, la modernità di Vico:
«Noi, che non siamo iscritti ad alcuna scuola, cerchiamo di indagare qual è
stata la sapienza degli italiani attraverso le origini del loro stesso vocabolario»,
ossia la loro lingua. Per tal via, il Sevilla si avvicina nuovamente alle tesi stori-
cistiche della scuola napoletana: «obbligare il mondo delle idee a mediarsi
(più ancora che dialettizzarsi) con l’oscuro mondo della storia» per captare
anche il piccolo nel grande, ossia la ricchezza e la multilateralità, il pluridi-
mensionalismo della realtà. In tal modo, senza alterazioni (le alterazioni del
nuovismo e delle attualizzazioni) Vico può essere avvicinato, per fare qualche
esempio suggerito dal libro del Sevilla, all’agostinismo platonizzante (che lo
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