AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
224
fantastici
, come pure tralascia di rimanda-
re all’importante volume di Manuela San-
na su
La ‘fantasia, che è l’occhio dell’inge-
gno’
(Napoli, Guida, 2001), pur facendo
riferimento ad un breve estratto dello stes-
so di circa dieci anni prima (1995).
Non sono solo queste le omissioni bi-
bliografiche degne di nota: sono tante, e
non è questa – di certo – la sede per dover-
ne dare dettagliata notizia. Dispiace solo
che l’A., pur mostrando sicurezza nei con-
fronti dei temi trattati, prescinda del tutto
da studi recenti e veramente importanti –
per fare solo un ultimo esempio quelli di
Trabant sulla sematologia, tema al quale
l’A. dedica pur tanta attenzione – non riu-
scendo, a sua volta, ad offrire un proprio
contributo di pensiero veramente originale.
[A. Scogn.]
10. G
ILBHARD
Thomas, recensione a
S.
S
INI
,
Figure vichiane. Retorica e topica
della «Scienza nuova»
(Milano, LED,
2005), in «Nouvelles de la République des
Lettres» XXVIII (2008) 1, pp. 159-162
11.
G
IRARD
Pierre,
‘Boria delle na-
zioni’ et Histoire sacrée dans la
Scienza
nuova
de Giambattista Vico
, in
L’eresia
della libertà. Omaggio a Paolo Cristofo-
lini,
a cura di C. Piazzesi, M. Priarolo,
M. Sanna, Pisa, ETS, 2008, pp. 99-107.
Anche Pierre Girard, come molti
degli autori partecipi di questo bel volu-
me, restituisce, nella brevissima premessa
riconoscente, la qualità speciale della re-
lazione di studio e di amicizia con Paolo
Cristofolini. E Girard si occupa qui di un
tema certamente caro a Cristofolini, tra i
tanti offerti dall’opera vichiana. Comin-
cia infatti con il rifiutare il luogo comune,
certo antico ma duro a morire, secondo il
quale quella costruita da Vico sarebbe una
‘filosofia della storia’. Nel proporsi di
fondare una scienza della «comune natura
delle nazioni», Vico intende proprio –
sottolinea Girard – espungerne la storia in
quanto portatrice di singolarità empiriche
che inficerebbero l’universalità del «cor-
so delle nazioni». Di qui l’accanimento
vichiano contro la «boria delle nazioni»,
perniciosa soprattutto perché sottende
l’ipotesi di una comunicazione tra le na-
zioni che rimanderebbe la loro «comune
natura» a una comunicazione storica da
verificare
a posteriori
. L’eccezionalità
della storia sacra e del popolo ebraico
costituisce solo apparentemente una
contraddizione di questo principio. La
posizione privilegiata del popolo ebraico,
non bisognoso di sviluppo, sempre in
contatto con le proprie origini, ha infatti
una funzione metodologica precisa: quel-
la di metterne da parte proprio l’eteroge-
neità teologica e storica, per lasciare
posto allo studio delle nazioni pagane e
della loro natura ‘comune’. Ma, con
un’operazione complementare e non
contraddittoria, Vico in più punti della
Scienza nuova
integra la storia del popolo
ebraico con quella delle altre nazioni, per
disinnescarne quegli aspetti di ecceziona-
lità che potrebbero, ancora una volta,
intaccare il suo progetto epistemologico.
La storia sacra quindi, secondo un
suggerimento di Cristofolini raccolto da
Girard, potrebbe essere letta come «ma-
cro-storia», limite invalicabile posto alla
ragione umana ma anche traccia che essa
si pone del suo spazio di possibilità.
[M. R.]
12. G
IRARD
Pierre,
Le «juste pas» his-
torique de Rome dans la pensée de Giam-
battista Vico
, in «L’art du comprendre»
XVII (2008), pp. 111-123.
1...,214,215,216,217,218,219,220,221,222,223 225,226,227,228,229,230,231,232,233,234,...256