GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
23
tradito, facilmente tradito, tradibile, se affidato alle troppo deboli ri-
sorse di un’umanità non soltanto priva di fondamenti, bensì anche di
fedi, pur illusorie, ma miticamente produttive di agire. Difficile rinve-
nire nelle pagine di Garin la ‘celebrazione’, che si legge in quelle di
Piovani, della liberazione ‘umanologica’ dal cosmo come la chiave di
un umanesimo assolutamente ‘moderno’. In ordine a ciò probabil-
mente può essere rilevata la radice della differenza più profonda degli
itinerari ‘teorici’ e ‘storiografici’ di Garin e di Piovani, che investivano
non poco Vico. Ma è un discorso che si è appena accennato, e che an-
drebbe sviluppato altrove interrogando il ‘tensionale umanesimo inte-
grale’ (come lo chiamerei) di Garin: ad esempio interrogando la ‘con-
vivenza’, se ha da essere trovata, di quella movenza indicata del-
l’‘atteggiamento umanistico’ di Garin (il quale, sia chiaro, ha sposato i
valori e le istanze della ‘modernità’) con quella della consentaneità con
la celebrazione ‘pichiana’ dell’uomo senza natura che fa la sua natura.
Ma ora è il momento di venire a modalità di esercizio ‘sul campo’
dell’investigazione storiografica condotta da Garin negli anni ’50 in
materia di studi vichiani: in ispecie ancora in tema di cartesianesimo
nella cultura italiana e meridionale, ma anche con alcune pagine preci-
puamente ‘vichiane’.
4. Fra gli interventi di interesse vichiano della stagione degli anni
Cinquanta non sono da trascurare già quelli più minuti che si incontra-
no nell’eloquente mole dei rendiconti di lettura affidati alle «Note e
notizie» del «Giornale critico della filosofia italiana». Si tratta di rendi-
conti che attestano ad un tempo l’ampiezza degli interessi e la costante
fedeltà ad una precisa veduta di metodo storiografico, sia nel tenere
vigilmente d’occhio la letteratura critica che veniva alla luce sulla cul-
tura meridionale entro i vasti tempi nei quali andava studiato Vico (e
quindi i contributi che investivano figure quali Giacinto Gimma, Giu-
seppe Valletta, Francesco D’Andrea, Gianvincenzo Gravina, Paolo
Mattia Doria, Lucantonio Porzio, e così via), sia nel fare affiorare su
tale materia proposte di linee di ricerca e tesi critiche da riaffermare o
approfondire.
La lezione di metodo generale che pure da quegli interventi emerge
può racchiudersi in un termine, anzi in una ‘parola’ (a tenere presente
la distinzione fra ‘termine’ e ‘parola’ operata da Leopardi nello
Zibaldone
): la complessità. E sono complesse, spesso intrecciate, in un
regime esso stesso complesso di continuità e discontinuità, le idee, le
1...,13,14,15,16,17,18,19,20,21,22 24,25,26,27,28,29,30,31,32,33,...256