ENRICONUZZO
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Del resto, atomismo democriteo-epicureo (e assai meno accettabil-
mente lucreziano) e platonismo avevano potuto accompagnarsi l’un
l’altro nella costituzione e negli sviluppi della scienza moderna
47
. E
dunque non a caso nella seconda metà del Seicento, nella vivacissima
cultura meridionale, «corifei il Cornelio e il Di Capua […], la nuova
scienza aveva cercato di chiarire i propri fondamenti teorici […] nella
direzione delle filosofie corpuscolari; le proprie origini storiche […]
entro l’ambito delle concezioni rinascimentali della natura»
48
. Solo che
(e la cosa riguardava chiaramente tanto la formazione che gli esiti,
segnatamente, i primi, della meditazione di Vico), «di là dalla filosofia
corpuscolare si riaffacciavano tutti i grandi problemi: punti metafisici,
punti matematici, o minimi materiali? Viventi e animati, o machinu-
lae» inserite una «grande macchina»
49
?
Le risposte prodotte nella cultura napoletana sul finire del Seicento,
e poi ancora nel primo Settecento, vanno intese, secondo queste pagine
di Garin, tenendo presente i cambiamenti importanti che conobbe allo-
ra il cartesianesimo entro «un forte spostamento di piani», ma anche
correggendo debitamente «la periodizzazione d’uso, che trova concordi
Doria, Vico e Giannone, di un momento atomista-gassendista intorno
all’84, seguito, circa un decennio dopo, da un trionfo renatista». Mentre
Cartesio era stato per gli Investiganti «un maestro di metodo, magari di
fisica, non di metafisica», un «altro cartesianesimo», ricco anche di «in-
flessioni platonizzanti» si affermò nell’infuocato clima polemico di fine
Seicento, quando peraltro la difesa dei moderni (e belle in proposito
sono segnatamente le pagine su Valletta), dagli attacchi violenti dei tra-
dizionalisti sostenitori della Scolastica, «non più retaggio dei medici», fu
«assunta dai giuristi, e ripresa dagli umanisti»
50
.
47
«Alessandro Koyré – ricordava Garin – vedeva non a torto la rivoluzione scienti-
fica appoggiarsi all’ipotesi di atomi democritei collocati in uno spazio platonico-eucli-
deo» (ivi, p. 92).
48
E quando i moderni avevano dovuto strenuamente difendersi, con Valletta so-
prattutto, dagli attacchi dei tradizionalisti, «tutta la cultura italiana del Quattrocento e
del Cinquecento era chiamata a raccolta in una unica crociata anti-aristotelica ed anti-
scolastica» (ivi, p. 91).
49
Ivi, pp. 98-99.
50
Ivi, pp. 104-107, 113. Si tratta di vedute critiche, su periodizzazione e caratteri
del cartesianesimo, sulle quali non è questo il luogo di reintervenire; al più posso con-
sentirmi di rinviare ad un mio libro: E. N
UZZO
,
Verso la ‘Vita civile’. Antropologia e
politica nelle lezioni accademiche di Gregorio Caloprese e Paolo Mattia Doria
, Napoli,
1984, in partic. pp. 77 sgg.