GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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«In questo clima va collocato anche il nuovo richiamo a Platone»,
che è ormai piuttosto «quello metafisico-dialettico del
Parmenide
, poli-
tico-morale della
Repubblica
, e finalmente neoplatonico-cristiano del-
l’agostinismo. Platonismo, quindi, ma non necessariamente in contra-
sto col cartesianesimo e con i moderni»
51
. È in questa congiuntura che
«Vico si forma, non isolato ma singolarmente sensibile a
tutte
le sfu-
mature di una situazione, in un dialogo ora partecipe ed ora pole-
mico», entro il quale anche il «ritorno» a tematiche (giuridico-storico-
filosofiche) e «amori» e «gusti» (ermetismo, teologia poetica) dei quat-
trocentisti è «
consapevole
delle conquiste della nuova scienza fisica e
dei suoi limiti»
52
. Ed è in questo più generale disegno storiografico, nel
quale l’‘antico’ si intreccia con il ‘moderno’, nel quale il platonismo
non si pone di necessità in contrasto con la scienza moderna, al con-
trario alimentandone la genesi e ritornando nelle concrete condizioni
del suo diffondersi, che Vico ‘completa’ Galilei.
A volere trovare altre parole chiave nel discorso di Garin – a pro-
posito di Vico e del tempo suo, e dell’annosa questione (poi ancora
spesso abusata) della sua ‘arcaicità’ o ‘modernità’ – dopo quella di
‘complessità’ (e quelle connesse o conseguenti della ‘concretezza’, del-
la ‘connessione’, dell’‘intreccio’), la principale è appunto quella del
‘completamento’, che (accompagnata anche da quella della ‘consape-
volezza’) si sostituisce a quella ‘idealistica’ del ‘superamento’.
La scienza nuova dell’uomo, che non distrugge le altre ma le
com-
pleta
nei metodi e nei campi d’indagine, ha da spiegare l’umano con se
stesso, senza reificarlo o isolarlo in una solitudine monastica, ma ritro-
vandone le dimensioni sociali e la natura storica con quel metodo
genetico che solo gli si addice» (e che su questo «punto capitale» è
51
Da Campanella a
Vico, cit., pp. 113-114. Sul «significato del termine platonismo
dopo il ’90, a Napoli» si possono raffrontare le pagine di Garin a quelle precedenti di
Nicola Badaloni: cfr. N. B
ADALONI
,
Introduzione a G.B. Vico
, Milano, 1961 (d’ora in
poi B
ADALONI
[1961]); per le parole citate, p. 290.
52
Da Campanella a
Vico, cit., p. 115 (il corsivo è mio). E già Badaloni – con il quale
Garin molto concorderà – aveva affermato che «Vico è cosciente di essere sulla linea del-
la scuola di Galileo» (B
ADALONI
[1961], p. 332). E si veda quanto affermato in prece-
denza: «Nel suo complesso […] la filosofia di Vico deve essere interpretata come un ag-
giornamento sul piano della filosofia civile del metodo sperimentale degli investiganti»
(ivi, p. 291). Si tratta di un’interpretazione poi confermata, anzi indurita in un’afferma-
zione quale quella che «Vico è dunque un seguace di Galilei» (I
D
.,
Introduzione a Vico
,
Roma-Bari, 1984; d’ora in poi B
ADALONI
[1984], pp. 3, 23).
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