GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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Su tale vicenda si può accennare a diversi interrogativi, taluni dei
quali compendiabili nella domanda circa un ‘rischio della continuità’
che potrebbe intravedersi in un’attitudine non di superficie della prati-
ca storiografica di Garin. Di questa dovrebbe essere superfluo ribadire
i grandissimi meriti, specie laddove espressa nella vigile attenzione agli
elementi di individualità e complessità che l’effettiva vita delle idee
conosce nelle concrete situazioni storico-culturali. Tuttavia può susci-
tare qualche interrogativo l’impressione di un rischio che l’attenzione
alle ragioni della continuità, alle permanenze ed ai ‘ritorni’ delle idee,
lasciasse talora troppo sullo sfondo i dati del forte mutamento o delle
marcate distanze. E ciò pur senza ovviamente mai negarli, anzi tema-
tizzandoli. Come avviene proprio facendo del rapporto tra Galileo e
Vico il nodo ultimo del discorso attorno a Vico. Così per un verso si
insisteva a tal punto – per rispondere alla giusta esigenza della ‘com-
plessità’, ma in qualche modo anche a quella del ‘completamento’ – sul
momento della continuità nella genesi ‘pitagorizzante’ del linguaggio
geometrico-matematico della scienza moderna, e sulla labilità del sup-
porto ontologico ricercato e ritrovato, da correre forse il rischio di ap-
pannare la novità e produttività del ‘risultato’ oggettivo comunque da-
tosi. Per altro verso, soprattutto, si rischiava di appannare – specie con
la figura del ‘completamento’ – gli eventuali ‘limiti’ di lucidità di chi a
quel linguaggio si opponeva, magari per vie diverse, e non sempre con-
sapevoli, pervenendo alla definizione di nuovi orizzonti conoscitivi. In
particolare dubbi e problemi riguardano Vico: sia per quanto attiene
agli elementi di effettiva ‘consapevolezza’ delle «conquiste della nuova
scienza fisica e dei suoi limiti»; sia per quanto attiene alla sua propen-
sione, intenzione, a fare proprie quelle conquiste (pure non poche…)
da lui intese per poi ‘completarle’; sia, di conseguenza, per quanto at-
tiene ai dati di ‘continuità’ o ‘discontinuità’ rilevabili nella traiettoria
della sua meditazione.
Sulla portata e consapevolezza in Vico delle conquiste della moder-
na scienza della natura si sarebbe aperta, segnatamente ad opera di
Paolo Rossi, la ben nota polemica sui ‘contemporanei’, sui caratteri di
‘arcaicità’, sull’‘isolamento’ di Vico. Su ciò si dirà brevemente qualcosa
più avanti. Per adesso si può ribadire che era ed è, ad avviso di chi
scrive, lecito nutrire dei dubbi sull’intenzione e capacità di ‘comple-
tare’ i risultati della scienza moderna da parte del filosofo napoletano.
Questi indubbiamente comprese – su ciò Garin aveva ragione ad insi-
stere – il nodo del significato essenziale di una lettura geometrica della
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