GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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coerente applicazione ‘umanistica’ il nesso
verum factum
, perché in lui
lo stato è veramente opera umana, e soltanto umana, senza interventi
provvidenziali», adombrando soltanto una lettura di Vico che ‘prendeva
sul serio’ il fondamento provvidenziale della storia del mondo umano.
Nelle pagine dell’
Introduzione
l’evidenziazione della marcata divergenza
di fondo tra i due autori, sulla scorta delle tesi dello stesso Child (e pure
di Löwith in ordine alla priorità di Hobbes sulla tematica in questione),
apriva la strada ad una nitida considerazione dei rapporti di Vico, oltre
che con Hobbes, in primo luogo con Galilei, in ordine ad ontologia e
metodo della scienza moderna della natura, e dell’uomo.
La validità della scienza fisico-matematica riposa, nella concezione
galileiana, sull’idea che la «costituzione matematica della realtà», la
«struttura matematica dell’essere», sia disponibile, leggibile dall’uomo,
in «una omogeneità fondamentale fra Dio, mondo e mente umana»,
quindi in una riducibilità della materia a pure dimostrazioni. Da
questo punto di vista Vico, il quale invece «insisterà sull’esteriorità, ri-
spetto alla mente, degli elementi delle cose naturali» e sull’alterità ed il
carattere «informe» della materia, sarebbe stato ben più vicino a Car-
tesio (e infatti «qui Vico resta cartesiano»), il quale aveva anzi esaspe-
rato «la radicale eterogeneità» tra cose e mente umana, ed allo stesso
nominalista Hobbes. Per altro verso Vico, rifiutato il «modello gali-
leiano», «l’ideale della scienza galileiana», sul piano della fisica, lo re-
cuperava nella «nuovissima» sua «scienza civile», applicandolo al mon-
do dell’uomo, che la sua mente invece riconosce a sé omogeneo. Con
una differenza essenziale però rispetto al modello hobbesiano del
«fare» come «creazione dal nulla di un corpo sociale», dal momento
che il fare vichiano poggia sul «fondamento assoluto» della provviden-
za divina «architetta» del mondo delle nazioni, del quale l’arbitrio
umano non produce le «guise», ma soltanto «eventi». Con l’individua-
zione di «limiti molto precisi del ‘fare’» umano in Vico, Garin non esi-
tava a procedere alla «riduzione a più esatte proporzioni» del celebre
tema vichiano
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.
Era una lettura ‘essenziale’, ma assai chiara ed efficace del pensiero
di Vico, sulla quale pare opportuno avanzare ancora alcune considera-
zioni su almeno tre punti principali, che corrispondono ad altrettanti
nodi problematici della storiografia vichiana: il problema del
verum-
factum
, più in genere del
facere
in Vico; il problema dei rapporti tra
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E. G
ARIN
,
Introduzione
a C
HILD
,
op. cit.
, pp. 9-12.