GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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ranei’ con ‘consapevolezza’ delle conquiste e dei limiti della nuova
scienza della natura, e che in tal modo si collocasse nella crisi dei fon-
damenti di questa. Si tratta di una polemica ben nota, e sui cui nodi
fondamentali peraltro chi scrive è già intervenuto piuttosto largamen-
te, e sulla quale pertanto non è il caso di soffermarsi
93
.
93
Sarà bene tuttavia che, per completezza del discorso, il lettore disponga dei dati
bibliografici in proposito. A parte anticipazioni della posizione critica di Paolo Rossi,
si può partire da un suo ampio contributo del 1981: P.
R
OSSI
,
Chi sono i contem-
poranei di Vico?,
in «Rivista di filosofia» LXXII (1981), pp. 51-82. Lo scritto si può
leggere poi, in versione integrale, nella nuova, assai accresciuta, edizione del suo essen-
ziale lavoro,
Le sterminate antichità. Studi vichiani
, Pisa, 1969: Le
sterminate antichità e
nuovi saggi vichiani
, Firenze, 1999, pp. 275-303. In ispecie alle pp. 300 sgg. si legge la
critica alle tesi di Garin, molto netta, anche se doverosamente preceduta dal ricono-
scimento che il grande studioso «ha scritto anche su Vico pagine fondamentali». Garin
replicò con determinazione sulla questione dell’«informazione» da parte di Vico sui
suoi «contemporanei», svolgendo le sue osservazioni sia su di un piano metodico gene-
rale (sulla ‘biblioteca’ di un autore), che in relazione determinata alle competenze, let-
ture, informazioni, possedute da Vico (un punto essenziale in gioco era la sua effettiva
conoscenza di Bayle): E. G
ARIN
,
Le citazioni di Vico,
in «Giornale critico della filosofia
italiana» LX (1981), pp. 380-386. A tali osservazioni controreplicò in una nota P.
R
OSSI
,
Ancora sui contemporanei di Vico,
in «Rivista di filosofia» LXXVI (1985), pp.
465-474; poi nella II edizione de Le
sterminate antichità
, alle pp. 387-396. Di tali
pagine ha infine tenuto conto il Garin nel ristampare la sua nota – con il titolo nella
citata seconda edizione del suo
Dal Rinascimento all’llluminismo
:
Postilla vichiana
, ivi,
pp. 219-230. Non mi soffermo sugli ulteriori svariati interventi di Paolo Rossi su ‘Vico
arcaico e moderno’: espressione che appare già nel titolo di un testo pubblicato nel
1985: P.
R
OSSI
,
Giambattista Vico: arcaico e moderno,
in
Scienza e flosofia. Saggi in
onore di L. Geymonat,
a cura di C. Mangione, Milano, 1985, pp. 787-795. La contro-
versia sull’isolamento o meno di Vico, sulla sua effettiva ‘biblioteca’, che investiva di-
versi interpreti, pareva per un po’ sopita. In verità essa ha conosciuto delle recrude-
scenze anche accese, delle quali non pare utile dare accurata notizia. Basterà menzio-
nare le fitte pagine sulle ‘devozioni vichiane’ (specie le ‘seconde e ultime’) raccolte
nella più volte richiamata edizione de
Le sterminate antichità
, pp. 397-479. In esse si fa
più volte cruda la polemica in ispecie con tesi e testi di Caporali, Costa, Cristofolini:
testi – taluni di replica (come alla lunga nota di R. Caporali apparsa sulla «Rivista di
filosofia» LXXXVII, 1996, pp. 357-377) – per le cui indicazioni si può ricorrere alle
stesse pagine di Rossi. Gli scritti sulle «devozioni» si situano specialmente attorno agli
anni 1995-1997: in quegli anni si situa anche un puntuale intervento di N. B
ADALONI
,
Una polemica fra storici della filosofia
, in «Rivista di filosofia» LXXXIX (1997), 2, pp.
281-314. Per un’eco su questo «Bollettino» di quella controversia si vedano le
calibrate pagine di G.
C
ACCIATORE
-F.
T
ESSITORE
,
Alcuni ‘storicisti’ tra ‘devoti’ e
‘iconoclasti’ vichiani
, in questo «Bolletino» XXVI-XXVII (1996-1997), pp. 219-225.
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