PENSIERO E VITA CIVILE NELLA NAPOLI VICHIANA DI FINE SETTECENTO
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Certo, l’adesione al modello vichiano non era del tutto neutrale, ma
finalizzata agli interessi di un’originale riproposizione del problema del-
l’
ordine
nella teorizzata integrazione di mondo storico e legalità naturale.
Il senso storico delle differenti figure e modificazioni nella storia si con-
quista solo riconoscendo, con un Vico riletto e sapientemente aggior-
nato, l’analogia delle leggi naturali con quelle della storia
9
. Eppure, tale
impostazione, riproposta nella seconda edizione dei
Saggi
, non compor-
ta la svalutazione degli interessi storico-politici. La ripresa e la trasfigu-
razione della filosofia vichiana alimentano, nel 1791, il tentativo di laiciz-
zazione della tradizionale filosofia della storia e la definizione di un uni-
verso normativo che salda l’affermazione dell’ordine naturale con il po-
tenziamento dell’esperienza civile e sociale. Il principio regolatore della
vita sociale è identificabile in una «norma della natura», un originario
diritto che precede ogni tipo di
patto
ed è avvertita dall’uomo inizial-
mente nel «sentimento» prima che egli possa conoscerla razionalmente:
I dritti degli uomini sono nel cuor di ciascuno scolpiti; l’idea di un ordine
morale, prima che s’intenda, per tutti si sente (
Sp2
, p. 17).
Anteposte le prerogative e le esigenze della natura umana a ogni
vincolo sociale, il fondamento della critica paganiana alla presunta
opposizione tra stato di natura e stato civile stava nella rivendicazione
dell’origine non contrattuale ma naturale della convivenza in società.
Nell’
Introduzione
ai
Saggi
del 1791 il confronto critico maturava sulle
tesi di Rousseau e si reggeva su motivi platonici e ciceroniani, confluiti
nel riconoscimento che «prima della formazione di ogni città, esisteva
la generale società dell’umana specie» (ivi, p. 20). Nel capitolo I del
Saggio II
della seconda edizione (ivi, p. 141) la distanza dalle descrizio-
9
«Ma quel valentuomo – si legge in un brano del capitolo II del
Saggio V
,
riproposto nella seconda edizione – ben sovente da speciali fatti e particolari esempi
volle ritrarre leggi e norme generali. Il progresso civile delle nazioni è da costanti leggi
prefinito non meno, che il moto de’ corpi. Ma non altrimenti che varie e diverse le
direzioni esser ponno di questi grandi corpi, da’ quali il sistema planetario si compone,
tutti debbono però per diversi piani descriver ellissi intorno al centro comune; le
società tutte debbono parimente descrivere di necessità un tal corso. Per varie direzio-
ni e in varie guise non pertanto modificarsi può cotesto progresso, rimanendo ognora
salde e immutabili le generali leggi, onde vien diretto e governato» (
Sp1
, p. 90; cfr.
Sp2
, p. 300). In proposito, N. C
AMPAGNA
(
Potere, legalità, libertà. Il pensiero di F. M.
Pagano,
presentazione di A. Negri, Rionero in Vulture [Potenza], 1992, pp. 97-98) ha
parlato di
svolta
dal «necessitarismo» fisico a quello morale.